Don Roberto Rossi: “Cercate il Signore e andate anche voi…”

“Cercate il Signore mentre si fa trovare, invocatelo mentre è vicino”. Lui si fa sempre trovare, Lui ci è sempre vicino;  a me e a voi sta cercarlo con fiducia, con perseveranza, con l’anelito del cuore. Possiamo domandarci: “Come va la nostra vita spirituale? Come va la preghiera, la crescita nella fede, (“Signore, accresci la nostra fede”, pregano gli apostoli), come va l’amore alla parola di Dio?” La vita spirituale non è una cosa astratta, ma è luce, forza, fondamento per la vita concreta, in famiglia, nel lavoro, nella scuola, nelle gioie, nelle sofferenze, negli impegni, nelle responsabilità. “Cercate il Signore, invocatelo”: che invito bello, profondo, vitale!

Annalena Tonelli,  la nostra martire dell’amore a Dio e dell’amore totale i poveri, ha fatto sue in maniera profonda le parole del salmo: “L’anima mia ha sete del Dio vivente, quando vedrò il suo volto?” La sua vita consacrata completamente ai poveri, era un continuo anelito, un desiderio profondo, struggente, di poter contemplare, di poter giungere davanti al Signore, contemplare il suo volto, come aveva tante volte cercato di contemplarlo nell’Eucaristia, nelle opere di Dio, nel volto dei poveri. Non solo noi possiamo e dobbiamo cercare il signore, invocarlo, ma è Lui che tante volte, continuamente, ci viene a cercare: per darci la gioia, l’onore, la grazia di vivere vicino a Lui, di collaborare  alla sua opera, di costruire il suo regno. C’è la parabola del Vangelo, dove il Signore va a cercare le persone sulla piazza e dice a tutti, nelle varie ore del giorno, nelle varie situazioni di vita: “Andate a lavorare nella mia vita, andate anche voi della mia vita, perché state tutto il giorno oziosi? Andate anche voi a lavorare nella mia vita”.

È bello pensare che il Signore mi cerca, mi chiama, mi invita a cose belle e grandi, a compiere le opere del suo cuore e del suo amore. La parabola si conclude in una maniera,  per noi, sorprendente, e ci lascia, in un certo senso, perplessi. Secondo i nostri criteri umani, secondo il nostro modo di vedere, di giudicare, di rapportarci e confrontarci con gli altri saremmo portati ad aspettarci qualcosa di diverso. Ma la parabola non vuole presentarci un discorso sindacale, ma vuole rivelarci  ancora una volta il volto di Dio che è padre, che amore, che è la vera, piena e definitiva ricompensa. Qualcuno ha scritto: “Dio non premia, Dio ama”. E questo è molto di più.  Dio non mi ricompensa secondo i miei meriti – in fondo che cosa posso meritare? – ma Dio ricompensa secondo la misura del suo cuore. Lui dà a tutti il massimo: la sua vita piena, la sua vita eterna. La parabola certamente è pronunciata per aprire il cuore e la mente degli ascoltatori di Gesù e dei primi cristiani. Dio dà il dono della fede e della vita eterna agli operai della prima ora, come agli ultimi. Ci insegna che non è il caso di fare un confronto, di aspettarci qualcosa di diverso, ma che è bello che tutti possono accogliere, sperimentare l’amore di Dio, la fede in lui, la salvezza nel suo nome; che tutti possano sperimentare la misericordia, che accoglie e perdona quando si riesce a giungere a Lui anche nell’ultima ora.

Dovremmo pensare: “Che fortunati sono stati quelli che hanno potuto vivere e lavorare con il Signore tutta la vita, fin dalle prime ore del mattino!”. Stare con Dio, vivere con lui, amare è la cosa più bella: è una grazia, una fortuna, una gioia. A volte può essere difficile comprendere questo, come il figlio maggiore della parabola del padre misericordioso. Cerchiamo il Signore, rispondiamo e siamo felici perché è Lui stesso che ci cerca; siamo grati perché dà un senso alla nostra vita, ringraziamolo se ci ha dato la grazia di vivere e di lavorare con lui da sempre, riconoscenti e  commossi, se ha usato misericordia e ci ha chiamati a un certo punto della nostra esistenza, a una certa ora della vita. A Lui la lode, il nostro amore, sempre. Dice la preghiera: “I tuoi pensieri non sono i nostri pensieri, fa che comprendiamo l’impagabile onore di lavorare nella tua vigna, o Signore, fin dal mattino”.

DON ROBERTO ROSSI