Salone comunale di Forlì sold out per l’incontro con Roberto Speranza

Salone Comunale di Forlì sold out venerdì 15 marzo per l’iniziativa in difesa della sanità pubblica e universalistica. Neppure un posto vuoto, oltre duecento persone sedute e un parterre di ospiti che ha offerto a tutti gli intervenuti una discussione franca e appassionata sullo stato della sanità pubblica a 4 anni dalla Pandemia. Coraggio determinazione e la consapevolezza che senza memoria il nostro paese non ha futuro hanno spinto gli organizzatori, l’associazione Luciano Lama, la Cgil Forlì-Cesena, lo Spi Cgil Forlì Cesena, l’Auser Forlì e l’Auser Cesena ad aprire una discussione difficile ma necessaria, partendo proprio da quel terribile 22 febbraio 2020 dove si registrò a Cologno il primo caso in Italia di coronavirus.

La storia insegna che è umana la volontà di respingere individualmente e collettivamente i ricordi più dolorosi, e così è stato. In un paese che dopo aver vissuto con mano le fragilità del sistema, dopo aver visto l’abnegazione del personale sanitario, dopo aver detto “mai più” e aver compreso l’importanza del diritto alla salute universalistico, oggi ha dimenticato, disinvestito, fino a determinare il rischio imminente del collasso di quel sistema ideato nel 1978 che superò le mutue e determinò l’accesso universalistico alle cure determinando un paese con una delle maggiori aspettative di vita nel mondo, oggi messo a rischio dal gravissimo sottofinanziamento e da una proposta di legge sull’autonomia differenziata che non produrrà altro che nuovi divari.

La presentazione del libro di Roberto Speranza, già Ministro alla Salute, “Perchè guariremo. Dai giorni più duri ad una nuova idea di salute”, ha permesso a Raffaele Donini, assessore regionale alle politiche per la salute, Tiziano Carradori, direttore generale Ausl Romagna, Marinella Melandri, segretaria regionale Cgil, nel dibattito introdotto e moderato da Valter Bielli, presidente dell’associazione Luciano Lama, non solo di ripercorrere le grandi difficoltà di quegli anni, ma soprattutto di fornire una fotografia dello stato di salute della sanità pubblica che non può non determinare una presa di coscienze e una mobilitazione generale. Le risorse stanziate dal Governo dal 2023 al 2025 sono insufficienti per affrontare le nuove sfide a cui è chiamata la sanità pubblica. Mancanza di medici, infermieri, operatori sanitari, le grandi sofferenze del personale, la necessità di investire risorse stabili su ambito pluriennale perché non solo il fondo sanitario nazionale oggi è inadeguato finanziariamente, ma è difficile, da anni, fare programmazione. Un paradosso tutto italiano dove il Governo non ha ascoltato la stessa richiesta arrivata dal Ministero della Salute, da tutte le Regioni e per certi aspetti anche dalla Corte dei conti.

In assenza di questo stanziamento le Regioni continueranno ad essere chiamate dal Ministero del Tesoro a riallineare la spesa. Questo vuol dire depotenziare la produzione sanitaria dei nostri sistemi, smantellare la sanità pubblica, aumentare le liste di attesa già particolarmente ampie, deprimere le professionalità, non garantire le cure e spostare la risposta sanitario dal sistema pubblico universalistico al privato selettivo, dove ti curi solo se hai le capacità economiche per farlo. Per questo, si sottolinea l’importanza della proposta di legge presentata dalla Regione Emilia Romagna e sostenuta anche da tante realtà associative e sindacali, tra cui la Cgil, che vuole portare al 7,5% del Pil il finanziamento annuale del Servizio sanitario nazionale e superare il limite di spesa del personale dipendente.