Fabbisogni occupazionali delle imprese nel 2023 e nel medio periodo: l’analisi della Camera di commercio 

Le analisi delle previsioni occupazionali per il 2023 in provincia di Forlì-Cesena: i titoli di studio e le professioni, le difficoltà di reperimento e le competenze richieste, i giovani e i contratti più “stabili”. I fabbisogni in Italia nel 2023 e nel medio periodo. L’indagine rileva 43.780 entrate previste nel 2023, nel 2022 erano 41,560, nel 2019 32.850. Le imprese che assumono sono risultate  il 68% (+2 p.p.), i giovani ricercati per il 32% dei casi (+2%)e le difficoltà di reperimento delle figure desiderate dagli imprenditori pari al 47% (erano al 31,5% nel 2021, +4 p.p. rispetto al 2022). I contratti proposti sono per l’85,5% da dipendenti in crescita (15% tempo indeterminato, 59,5% determinato e 11% di altro tipo, tutti in crescita) e per il 14,5% nelle forme ‘flessibili’ (8,8% somministrazione/interinali in e 5,7% di collaborazione/partite Iva/altri, in calo); per il 31% in sostituzione di personale in uscita (re-placement) e per il 21% destinati a nuove figure (non già presenti in azienda) probabilmente rivolti a giovani.

I primi 5 settori di attività per entrate programmate del 2023 sono: servizi di alloggio e ristorazione e servizi turistici, con la numerosità di entrate pari a 10.570 (9,230 nel 2022) ; commercio e riparazioni con 7.900 (6.000 nel 2022); costruzioni con 3.080 (2.440); altre industrie con 3.050 (3.080); servizi di trasporto e logistica con 2.540 (non era nelle prime 5 posizioni l’annualità precedente). Le 3 professioni più richieste in valore assoluto (in base alla classificazione Istat CP2011 3 digit) sono: addetti nelle attività di ristorazione (7.910 unità) per il 50% dei casi difficili da reperire; addetti alle vendite (3.910 unità), 32% difficili da trovare; personale non qualificato nei servizi di pulizia (3.830), con il 32% di difficoltà. I titoli di studio più richiesti sono di istruzione secondaria, della scuola dell’obbligo e dell’istruzione terziaria, rispettivamente per 29.480 posizioni, 9.680 e 4.630, ma le difficoltà registrano un 58% per i titoli terziari, 47% secondari e 42% dell’obbligo con probabile formazione del personale all’interno delle imprese/nelle Academy.

L’esperienza è richiesta nell’87% dei casi ai titoli più elevati, 61% intermedi e 48% dell’obbligo. I canali più utilizzati per il reperimento sono: candidati conosciuti personalmente per il 40% (ER 39%, IT 42%), seguono Conoscenti-amici-parenti per il 35% (ER e IT 33%) e quelle tramite i CV inviati alle imprese, per il 39% (Emilia-Romagna ER 38%, Italia IT 34%). Le Competenze richieste sono flessibilità e adattamento al 93%, all’85% il lavorare in gruppo e all’80% sia il problem solving che il lavorare in autonomia.

I fabbisogni delle imprese nel 2023 in Italia

In base alla rilevazione, nel 2023 prosegue l’andamento positivo della domanda di lavoro programmata dalle imprese, ancorché con un ritmo di crescita inferiore rispetto a quanto registrato nel biennio precedente. Il numero di imprese che hanno programmato di effettuare assunzioni passa da circa 785mila nel 2022 alle attuali 823mila (+4,9%); più marcato, pari al +6,4%, è l’incremento del numero di lavoratori che entreranno negli organici aziendali, che quest’anno raggiunge i 5,5 milioni di unità (a fronte di 5,2 nell’anno precedente). Esplodono i contratti “stabili”; nel 2023 infatti i contratti programmati dalle imprese a tempo indeterminato sono tornati a superare 1 milione di unità – non accadeva dal 2019 – crescendo su base annua dell’11,5% (+5,1 p.p. rispetto alla media). Crescono anche i contratti a tempo determinato e stagionali raggiungendo quasi quota 3 milioni, con un incremento del 9,7% (+3,4 p.p. rispetto alla media). In aumento anche l’apprendistato (+9,2%), che oltrepassa i 300mila contratti programmati e gli altri contratti alle dipendenze (+14,5% per 193mila ingressi). Arretra invece la domanda di personale in somministrazione (-5,7% con 528 mila assunzioni programmate) e di contratti di collaborazione occasionale e a partita Iva (-17,8%, per 299 mila entrate totali).

Per quanto riguarda le figure più difficili da reperire, quote particolarmente elevate si evidenziano per ingegneri dell’informazione (80,7% di criticità su poco meno di 5mila entrate), professioni sanitarie infermieristiche ed ostetriche (80,3% su 42mila ricerche delle imprese), tecnici delle costruzioni civili (con il 79,3% di difficoltà rispetto alle oltre 8mila assunzioni). Oltre al titolo di studio, le imprese valutano anche le competenze possedute dai candidati all’assunzione: le competenze digitali sono ritenute importanti soprattutto per i candidati con un’istruzione terziaria (al 69,2%), ma si sale al 77,2% nel caso delle lauree a indirizzo economico e al 92,6% nel caso dell’indirizzo Ict degli Its Academy. A tale indirizzo è associata anche l’importanza più elevata per le competenze relative alle “tecnologie 4.0 e alle applicazioni dell’intelligenza artificiale” (64,7%) e all’utilizzo di metodi matematici e informatici (70,8%).

La richiesta di competenze green è diffusa in modo omogeneo tra i diversi livelli formativi (intorno al 43% delle assunzioni), ma si supera il 50% nel caso del diploma turistico-alberghiero. Tra le competenze trasversali, quelle più diffusamente richieste sono la flessibilità e la capacità di lavorare in gruppo, anche in questo caso con indicazioni di importanza elevata più frequenti per i titoli di studio terziari rispetto a quelli di livello secondario. Sono destinati ai giovani fino a 29 anni il 30% delle entrate totali. La difficoltà di reperimento nel caso delle ricerche di giovani riguarda il 45,4% delle entrate programmate. Tra le figure under 30 che le imprese fanno più fatica a trovare emergono gli idraulici (77,2% la quota di difficile reperimento), i farmacisti (75%), gli elettricisti nelle costruzioni civili (71,8%) e i tecnici programmatori (71,4%).

I fabbisogni delle imprese nel medio termine in Italia

Gli scenari di stima sugli andamenti del mercato del lavoro in Italia, per il quinquennio 2023-2027, indicano che le imprese e la Pubblica Amministrazione avranno bisogno di circa 3,8 milioni di lavoratori, il 72% dei quali (2,7 milioni) sostituiranno gli occupati in uscita dal mercato del lavoro (la cosiddetta replacement demand). Il restante 28% della domanda rappresenterà l’entrata di nuovi lavoratori determinata dall’espansione economica che si tradurrà in una crescita dello stock occupazionale di oltre un milione di lavoratori (la cosiddetta expansion demand). Nel quinquennio, si stima che il 34,3% del fabbisogno occupazionale riguarderà personale con un livello di formazione terziaria (universitaria o professionalizzante) e il 48,1% profili con un livello di formazione secondaria superiore di tipo tecnico-professionale (82,4% di formati).

Dal confronto tra domanda e offerta di lavoratori con una formazione terziaria emerge nel complesso un’offerta insufficiente a coprire le necessità del sistema economico per 9mila unità all’anno, con differenze significative tra i diversi ambiti di studio. Si prevede che nel quinquennio (2023-2027) risulterà più marcata la carenza di offerta di laureati nell’indirizzo medico-sanitario (mancheranno 12mila laureati ogni anno), in quello economico-statistico (8mila unità annue) e di lavoratori con un titolo terziario nelle discipline Stem (6mila unità annue, con ambiti delle scienze matematiche, fisiche, informatiche e aree ingegneristiche per i mismatch più critici). Considerando nell’insieme gli indirizzi della formazione secondaria di II° grado tecnico-professionale, si stima che l’attuale offerta formativa complessiva potrebbe riuscire a soddisfare solo il 60% della domanda potenziale nel quinquennio, con livelli di mismatch più critici per gli ambiti relativi a trasporti e logistica, costruzioni, sistema moda, meccatronica, meccanica ed energia per i quali si prevede che tra il 2023 e il 2027 l’offerta potrebbe coprire meno di un terzo della domanda potenziale.