Dovadola, le celebrazioni per la beata Benedetta Bianchi Porro con il cardinale Francesco Montenegro

Nonostante la pandemia abbia tenuto lontano da Dovadola le schiere dei pellegrini delle grandi occasioni, provenienti non solo dalla diocesi e dalla Romagna, ma anche da varie parti d’Italia, in particolare da Milano, Sirmione, Verona e dalla Puglia, sabato scorso 23 gennaio nella Badia di Sant’Andrea si respirava un grande clima di serenità e partecipazione alle celebrazioni per la seconda festa di Benedetta Beata. A presiedere in mattinata la solenne celebrazione eucaristica è arrivato dalla Sicilia il cardinale Francesco Montenegro, arcivescovo di Agrigento, amico di Papa Francesco che nel 2015 lo ha elevato alla porpora per il suo impegno per i migranti. Infatti, dal 2013 è anche presidente della Commissione migrazioni della Cei. Col cardinale hanno concelebrato il vescovo diocesano Livio Corazza, l’emerito Lino Pizzi, il vescovo cesenate missionario saveriano Giorgio Biguzzi, emerito di Makeni (Sierra Leone), e una decina di sacerdoti diocesani. A rappresentare l’amministrazione comunale è intervenuto il sindaco, Francesco Tassinari.

Molto limitato il numero dei fedeli e pellegrini, nel rispetto delle norme vigenti per il Covid. All’omelia il cardinale Montenegro ha sottolineato che “il miracolo più grande di questa piccola grande donna, la Beata Benedetta, è di essere riuscita a vivere la gioia, nonostante la sua vita fosse dominata dalla croce”. Citando parole di papa Francesco, il cardinale ha proseguito: “La vita di Benedetta è stata un miracolo, perché nonostante le sofferenze e il dolore, ha affrontato la sua malattia con la sola forza della fede e della speranza nel Signore”. La gioia che Benedetta diffondeva dal suo letto di dolore “è la gioia dei santi che don Tonino Bello morente commentava così: è la gioia nel Risorto perché Egli è al di sopra di tutte le nostre malattie, le nostre sofferenze, le nostre povertà. È al di sopra della morte”. Il cardinale ha richiamato tutti ad attualizzare l’esempio di Benedetta all’attuale pandemia: “La sofferenza non ha chiuso Benedetta in una gabbia, ma l’ha aperta sempre più all’amore verso il prossimo. Per lei l’amicizia era fare la strada insieme. Questo vale anche per noi oggi: non chiudersi, ma aprirsi agli altri, specialmente alle tante persone fragili e bisognose in tutti i campi”.

E ha concluso: “Chiediamo perciò al Signore la capacità di intravedere anche noi nelle nostre angustie, la speranza; nei momenti carichi di tristezza, una festa che incomincia; nel nostro dolore, un dono di amore; nella nostra croce, la gioia. Quella gioia e quell’apertura agli altri siano anche le nostre caratteristiche in questo difficile periodo della pandemia”. Anche il vescovo Corazza, nel saluto introduttivo per ringraziare il cardinale della sua presenza, ha esortato i presenti “non solo a fare memoria, ma a vivere con fede e speranza, come la Beata Benedetta, questo periodo molto difficile della pandemia”. E la sorella della Beata, Emanuela, aggiunge: “Benedetta mi ha insegnato ad amare la vita, sempre, anche in un letto di dolore, che tradotto per l’oggi vuol dire vivere così anche in mezzo alla pandemia”.

QUINTO CAPPELLI