Italia Nostra Forlì: “Si richiede una valutazione approfondita per la cura del verde dell’ex Eridania”

Si pubblica qui di seguito il comunicato firmato dal Consiglio direttivo di Italia Nostra – Sezione di Forlì in merito all’Eridania di Forlì.

Fin dalla chiusura dello zuccherificio nel 1972 questa associazione si è preoccupata della tutela di questo patrimonio industriale e dell’ampia area di pertinenza che si è progressivamente riempita di verde dopo l’abbandono. Apposto il vincolo ministeriale nel 2002, su richiesta dell’allora Presidente Renato Ascari Raccagni, per evitare la sostituzione degli edifici storici e la saturazione edilizia avvenuta nelle altre aree industriali dismesse, abbiamo in seguito raccolto una ricca documentazione fotografica, cartografica e storica presentata e discussa coi cittadini e le istituzioni per promuoverne il recupero e infine apprezzato l’acquisto da parte del Comune.

Lo scorso anno avevamo ospitato il Dipartimento di Costruzioni dell’Università di Bologna, in presenza del funzionario comunale preposto, per avviare un corso dedicato all’analisi delle strutture architettoniche della fabbrica che ben rappresentano l’evoluzione tecnologica e dei materiali dell’edilizia industriale fra Otto e Novecento. Proprio in quegli anni il progettista Giovanni Antonio Porcheddu aveva portato per primo in Italia il brevetto e l’utilizzo del cemento armato. Italia Nostra aveva predisposto in proposito una Convenzione a livello nazionale e locale con l’Università per lo scambio di studi e pubblicazioni. Per questo e per il rilievo dettagliato degli edifici esistenti, per la migliore progettazione del consolidamento e riuso, ribadiamo la volontà di pervenire, possibilmente con il sostegno del Comune, alla Convenzione con l’Università di Bologna.

In questi giorni abbiamo assistito insieme con le associazioni ambientaliste e i naturalisti forlivesi al taglio della vegetazione lungo il perimetro e in tutta l’area con arbusti e vegetazione sviluppatasi spontaneamente in oltre 50 anni fino a creare un vero e proprio polmone di verde, ora più che mai necessario per la qualità stessa della vita nella città. Si è scritto per consentire di accedere agli edifici “in sicurezza”, ma anche per il timore degli abitanti nella zona per una fauna indesiderata. Si chiede di discutere pubblicamente, come Italia Nostra ha fatto finora, progetti e intenzioni del Comune per una valutazione approfondita sulle priorità per quest’area divenuta di enorme importanza, tanto per la cura del verde, quanto per il riuso coerente del patrimonio architettonico. La recente “pulizia” rischia invece di creare vuoti velocemente colmati di rifiuti e perdita di possibilità di recupero mirato della copertura del suolo esistente, senza neppure liberare le fondazioni degli edifici dalle radici infestanti.

Chiediamo infine, oltre alla tutela delle specie protette e nidificanti censite nell’area, anche un programma condiviso per gli eventuali abbattimenti ulteriori, in vista di un Piano mirato di manutenzione del verde per il contesto di vegetazione spontanea in tutta l’area. Si tratta infatti di un vero e proprio polmone di ossigeno e biodiversità che, con gli orti interni alle mura, il fiume tangente e il Parco urbano a sud, rappresenta la cintura verde necessaria per una transizione ecologica. Una tale prospettiva apre anche nuove proposte per un uso compatibile dell’intera area.