I giovani di Magliano, Carpena e dintorni ci raccontano la GMG

I ragazzi di Carpena e Magliano

Una serata alla festa parrocchiale di Carpena, lo scorso settembre: rosario e messa, una veloce cena insieme presso lo stand della festa e poi tutti sotto il tendone per ascoltare le impressioni di Stefano, Irene, Chiara, Federico, Leonardo, Edoardo, Sofia, Matteo, Luca, Lorenzo, Filippo, Caterina, Carlotta, Federica, Luca e Silvia, ragazzi di Carpena e Magliano, una parte degli oltre 300 giovani forlivesi che hanno partecipato alla GMG di Lisbona.

Testimonianze fresche, spontanee, immediate, senza fronzoli, qualcuna a braccio, altre con qualche appunto scritto, il tutto con un video e come sottofondo l’inno della Giornata.

Cogliamo alcuni significativi passaggi senza il nome dei vari intervenuti, in quanto, è stato evidente, condivisi da tutti.

Innanzitutto una gran voglia di stare insieme, la condivisione con altri giovani provenienti da tutti i continenti, senza muri né distinzione di pelle, nazionalità, cultura, scoprendo o avendo conferma di sentimenti universali che accomunano e fanno sentire fratelli.

La musica è linguaggio universale, il cantare insieme a squarciagola in metropolitana fa dimenticare la fatica, il constatare che i miei sentimenti sono comuni a tanti altri dimostrano la insensatezza del razzismo.

Si rimane colpiti dal discorso di papa Francesco sull’accoglienza: Dio ti ama così come sei, nella tua individualità, chiamandoti per nome.

Non dobbiamo avere pura di essere noi stessi, senza lasciarsi sopraffare dalla preoccupazione costante di essere come gli altri ci vogliono.

E vero: possiamo sbagliare, ma non siamo soli a sbagliare e, se anche sbagliamo, Dio ci ama sempre, pronto ad aiutarci appena tentiamo di alzarci dalla caduta.

La Chiesa è aperta a tutti, comunque siano: non importa se cadiamo, ma importa il rialzarci.

Ho imparato, dicono, a gustare il riposo dopo la fatica, a cui siamo poco, abituati; ho imparato a “fare deserto”, ad apprezzare il silenzio dopo la confusione, il guardarsi dentro, il riflettere su ciò che si è fatto.

E, come finale, una domanda, per stemperare l’emozione della serata di fronte al numeroso pubblico: “Come avrà fatto la papa-mobile ad arrivare a Lisbona?”

Grazie ragazzi che ci avete comunicato, e speriamo anche contagiato, la gioia di stare insieme.

Un genitore