Villafranca, torna “Pesche in festa” in una Romagna unica di gente unica

La devastante alluvione che si è verificata recentemente in Emilia-Romagna ha avuto un’estensione che si avvicina alle più grandi inondazioni avvenute in Italia. Quello che è accaduto con ventitré fiumi che hanno esondato contemporaneamente in un unico e circoscritto territorio non ha riscontro in tutta la storia, almeno quella scritta d’Europa. In attesa che si attuino gli interventi urgenti e indifferibili per ripristinare la viabilità in collina, per sistemare gli argini dei fiumi e per eseguire i lavori di recupero dei luoghi pubblici, nonché fornire sostegno alle imprese e ai privati che hanno subito danni, quale può essere il ruolo che deve assumere una manifestazione come “Pesche in festa”? Di sicuro ribadire che la Romagna è una terra unica, con una popolazione unica, che prontamente si è impegnata e si impegnerà in futuro nell’opera di ricostruzione, anche se non può fare a meno, ovviamente, del sostegno economico, che deve essere commisurato ai danni registrati, da parte degli Enti preposti, in particolare dello Stato.

Non abbiamo il conto preciso e dettagliato di quanto è stato salvato e dunque nemmeno di quello che è andato perso, ma quello che si vede è una voragine senza precedenti. Perché l’acqua che in pianura ha inondato oltre 100.000 ettari coltivati ha lasciato il posto ad un pesante strato di limo e sabbia che crea una crosta impermeabile soffocando il terreno e rendendo impossibili gli scambi gassosi fondamentali per le radici e la vita delle piante. Mentre i raccolti di ortaggi, grano, orzo, mais, girasole, colza e soia coperti dal fango sono andati completamente perduti. 
In pericolo è un territorio con oltre 25.000 ettari di frutteti con nell’ordine pesche e nettarine, kiwi, albicocche, susine, pere, kaki, ciliegi e castagni mentre in altri 25.000 ettari sono piantati vigneti, ma ci sono anche migliaia di ettari coltivati ad orticole come patate, pomodoro, cipolla e altro, oltre alla produzione di sementi. Oltre 60.000 ettari sono coltivati a grano duro per la pasta, grano tenero per il pane, orzo, sorgo e mais. Su altri 7.000 ettari si estendono le coltivazioni di girasole, colza e soia.

L’alluvione ha devastato un territorio con 21.000 aziende agricole e allevamenti in una delle aree più agricole del Paese con una produzione lorda vendibile della Romagna pari a circa 1,5 miliardi di euro all’anno che moltiplica lungo la filiera grazie ad un indotto di avanguardia, privato e cooperativo, nella trasformazione e distribuzione alimentare che è stato fortemente compromesso. Ai danni sulla produzione agricola si aggiungono quelli alle strutture come gli impianti dei frutteti, le serre, gli edifici rurali, le stalle, i macchinari e le attrezzature perse senza contare la necessità di bonificare i terreni e ripristinare la viabilità nelle aree rurali con frane nelle aziende e lungo le strade. Cosa fare per ripartire? Secondo gli esperti e le associazioni di categoria la strada è una sola e cioè avere un aiuto concreto da parte delle Istituzioni per consentire agli agricoltori di rifare gli impianti a costo zero o quasi, oltre a sostenerli per i prossimi anni nell’ottica di garantirgli di poter avere comunque una redditività, in caso contrario il danno rischia di essere irreversibile per tutta l’agricoltura. E nel concreto i cittadini cosa possono fare?

Anche da San Martino in Villafranca e dalle località limitrofe deve partire un chiaro messaggio a tutti i cittadini, i quali possono incidere positivamente dal punto di vista economico con gli acquisti quotidiani dei prodotti alimentari, dando priorità a quelli locali dall’ortofrutta alla carne, dalla pasta al pane, dal vino ai succhi di frutta, dall’olio ai dolci. La stessa cosa va fatta per i generi di prima necessità come i prodotti per l’igiene e per la casa. È pertanto fondamentale indirizzare sempre più “Pesche in festa” verso un’opera di conoscenza e di valorizzazione di quanto viene coltivato e prodotto nel Forlivese, coinvolgendo anche le strutture alberghiere e della ristorazione. Dall’altra parte proseguire, nell’ambito della festa, ad un’opera di educazione alla sana alimentazione, come avverrà venerdì 21 luglio durante l’incontro dal titolo “Campioni in campo…quando il talento non si pesca, ma si coltiva!” con testimonianze di importanti e famosi campioni di diverse discipline sportive. Mentre sabato 22 luglio si affronterà, con esperti del settore, il tema “Vino e Pesche in Romagna, tradizioni lontane con uno sguardo al futuro”.

GABRIELE ZELLI