“Castelli di carta”, una nuova rassegna nelle rocche del territorio; si parte con Giobbe Covatta

Parte una nuova rassegna con spettacoli tratti da libri o presentati dai loro autori o di altri autori in castelli o luoghi storici di notevole interesse dell’entroterra forlivese. Dal Castello di Cusercoli, alla Rocca di Meldola al Teatro romano di Mevaniola alla Roccaccia di Rocca San Casciano. Un viaggio interessante tra storia, storie, pagine e racconti. Dalle riflessioni comico-scientifiche su clima ambiente e pianeta di Giobbe, alle paure che ci condizionano di Arianna Porcelli Safonov, alle divertenti articolazioni del concetto di storia presentate da un vero straordinario storico, alle atmosfere di trebbo di stalla in cui le storie del bardo Shakespeare si ritrovano tradotte da contadini romagnoli nel loro dialetto e con il loro immaginario  ad un omaggio alla Romagna, e ce n’ è quanto mai bisogno, di uno scrittore e di un musicista che l’alluvione l’hanno subita sulla loro pelle ma ci portano in giro tra ricordi musicali, libri scritti e letti e picareschi aneddoti di incontri con premi nobel e il rischio di uccidere… Sandokan.

Venerdì 7 luglio, 21.15, Castello di Cusercoli – Cusercoli di Civitella di Romagna

Giobbe Covatta sarà in scena in “6° (Sei gradi)”, con la partecipazione di Ugo Gangheri.

“6 gradi” rappresenta l’aumento in gradi centigradi della temperatura del nostro pianeta. Tutto ciò che vedremo nel corso dello spettacolo è collocato nel futuro in diversi periodi storici nei quali la temperatura media della terra sarà aumentata di uno, due, tre, quattro, cinque e sei gradi. I personaggi che vivranno i queste epoche  avranno ereditato da noi il nostro patrimonio economico, sociale e culturale ma anche il mondo nello stato in cui glielo avremo lasciato. Ma come sarà il mondo la cui temperatura media sarà più alta di un grado rispetto ad oggi?

L’uomo non perderà il suo ingegno e Giobbe si diverte ad immaginare le drammatiche e stravaganti invenzioni scientifiche, sociali e politiche, che metteremo a punto per far fronte ad una drammatica emergenza ambientale e sociale. Ne emergeranno personaggi di grande verve comica indaffarati a realizzare all’ultimo momento quello che noi avremmo dovuto fare da anni. Da Giobbe Covatta un nuovo spettacolo dove comicità, ironia e satira si accompagnano alla divulgazione scientifica su quelli che sono senza dubbio i grandi temi del nostro secolo: sostenibilità del Pianeta e delle sue popolazioni. Un’occasione di divertimento ma anche per comprendere i motivi per cui è necessario agire oggi per evitare la nostra fine probabilmente entro un solo secolo!

Sabato 29 luglio Parco ex Colonia Fluviale – Rocca S. Casciano

Cristiano Cavina e Vittorio Bonetti portano in scena “Made in Romagna”, un recital di musica e parole.

Fatti memorabili di un pianista della “bassa” e di un narratore di montagna, Vittorio Bonetti e Cristiano Cavina. Bonetti è l’alfiere del pianobar, quello suonato e cantato davvero, Cavina racconta storie per iscritto. Visto che da giovane Cavina non poteva andare ad ascoltarlo alla Festa dell’Unità, perché la nonna, fervente cattolica, gli proibiva di frequentare tutto ciò che era in odore di comunismo, recuperano ora il tempo perduto. E lo fanno raccontando la loro terra e le storie che la popolano usando le passioni di una vita, la musica e le parole. La serata prevede che il pubblico possa fare richieste sulle canzoni da suonare e sulle storie da raccontare.

Venerdì 4 agosto, ore 21.15, Castello di Cusercoli – Cusercoli di Civitella di Romagna

Arianna Porcelli Safonov

Fobia vuol dire paura e “Paura” include nella propria radice l’indoeuropeo -pat che vuol dire percuotere, abbattere. Non è un buon inizio per un monologo comico. La risata però è il linguaggio che serve per entrare dentro ad uno degli argomenti più attuali, impegnativi e meno discussi di questo momento storico: la paura come timone sociale. Siamo passati dal “Non abbiate paura” di Giovanni Paolo II al “Restate a casa” in un batter d’occhio, da “Andrà tutto bene” alla vigile attesa. Sin dai tempi dell’ Uomo Nero, ogni anno viene prodotto un nuovo soggetto che dovrà farcela fare sotto (Chernobyl, poi c’è stata la Mucca Pazza, l’arsenico nell’acqua, i testimoni di Geova…).

Poi sono arrivati i musulmani e dopo il 2001 se vedevi un arabo che avesse fatto la sciagurata scelta di comprarsi una cartella Invicta, eri in grado di allontanarti con un record da far piangere Usain Bolt. Dopodiché sono arrivati gli immigrati ma ora non se li fila più nessuno perché ci sono il virus, la peste suina e, se non bastasse, una bella guerra. “Fiaba-fobia” è una collana di racconti che indaga sulle fobie che accompagnano la nostra persona, a volte per tutta la vita, a volte più dei parenti. “Fiaba-fobia” è stata scritta per ridere e per pensare. Sperando che non ci sia nessuno che abbia paura di ridere di pensare.

Martedì 8  agosto, ore 21.15, Teatro romano di Mevaniola – Pianetto di Galeata

Alessandro Vanoli presenta “Scusate c’è uno storico in sala?”.

Ve lo dico subito: questa è una lezione di storia… quindi pensavo di lasciare un minuto e mezzo per consentire a quanti volessero di lasciare la sala con decoro. Sì tanto vale che ve lo dica subito: sono uno storico. E posso pure aggiungere che mi sarebbe piaciuto eccome, negli anni, che qualcuno l’avesse chiesto: “Scusate c’è uno storico in sala?”. Mica solo a me, a tutti i miei colleghi… Che all’università li dovevamo sopportare quelli delle altre facoltà: Giurisprudenza, Economia: arrivavano lì in biblioteca, ti guardavano i libri sul feudalesimo e ti facevano “ah anche a me piace tanto la storia…” (che era tipo: “beato te che ti diverti”).

Comincia così un ironico racconto autobiografico un monologo che comincia con un’interrogazione: voi cosa ricordate di storia?  E poi “Ve lo ricordate dove eravate quando cadde il muro di Berlino?”. Che è l’inizio di una storia personale e collettiva assieme. E qui è ancora il pubblico ad essere chiamato in causa: per capire assieme, giocando assieme, cosa voglia dire la complessità e come in fondo la data di una battaglia conti poi davvero poco. E la seconda scoperta, fu la più importante. La storia non ha a che fare con le date. O meglio non si ferma lì. Ma se la storia fosse sapere quando c’è stata la battaglia di waterloo o quando è morto Federico II sai che palle! A cosa servirei io? No, la storia nel suo nucleo migliore non è quella roba lì. La storia ha a che fare col dubbio: è a quello che serve. Il dubbio applicato a una vertigine di tempo.

Domenica 20 agosto, ore 21.15, Rocca di Meldola

Denis Campitelli e Duo Baguette portano in scena “Shakespeare in dialet – A trebbo con Shakespeare”.

In Romagna, fino a qualche anno fa nelle stalle, nelle lunghe e gelide notti d’inverno, uomini, donne e bambini si trovavano per raccontarsi storie attorno al lume di una lanterna. Sembra che le storie più raccontate, divertenti e inquietanti allo stesso tempo, fossero quelle in cui si parlava di spiriti. Ed ecco che ai giorni nostri, nel ristrutturare una casa colonica, viene ritrovato un vecchio manoscritto. Racconta degli spiriti di Amleto, Romeo, Giulietta e Otello. È Shakespeare. Riscritto da poveri contadini, rigorosamente in dialetto romagnolo.

Il “Duo Baguette” è composto da Andrea Branchetti (organetto, clarinetto), Nicole Fabbri (fisarmonica, glockenspiel, sega musicale). Immaginatevi la Parigi di inizio ‘900, la colonna sonora ad un film muto e un pic-nic all’ombra di un ciliegio… Un viaggio tra Francia, Est-Europa e Italia, arricchito da brani originali e improvvisazioni dal sapore swing. Duo Baguette sono Organetto e Fisarmonica, due strumenti tradizionali che, partendo dalla tradizione, escono allo scoperto per reinventarla e incontrare nuovi linguaggi e forme musicali.