Il Teatro delle Forchette reinterpreta il “Macbeth” di Shakespeare al Comunale di Predappio

Sabato 18 febbraio alle 21.00 e domenica 19 febbraio alle 16.30, al Teatro Comunale di Predappio, la Compagnia Teatro delle Forchette mette in scena “Macbeth” di William Shakespeare (adattamento e regia di Massimiliano Bolcioni). C’è una grande verità dietro alla tragedia di William Shakespeare “Macbeth”. Una verità che si riesce a cogliere solamente chiedendo agli interpreti di tuffarsi letteralmente tra le Pieghe di quel Grande Telo la cui tessitura drammatica una volta ricucita, compone l’intero testo. E cioè che la sete di ambizione, il destino e le sue voci profetiche, i giochi di potere, la pazzia il sonno della ragione il nero della notte il sangue e il tradimento e soprattutto le responsabilità imputate a Lady Macbeth come feticcio di causa e motivazione, sono tutte balle! Macbeth era solo uno psicopatico serial killer e basta.

Che cosa rende il Macbeth un testo classico, a parte il fatto che sia stato scritto da Shakespeare, rimane lo stesso motivo che per tutti gli altri classici, siano essi storici o contemporanei: la forte compenetrazione delle due componenti principali di qualsiasi narrazione e cioè l’esplicito e l’implicito. Troviamo infatti un esplicito fatto di una trama accattivante, morbosa, una storia di potere di morte di superstizione, con personaggi ben caratterizzati da subito e rappresentativi esclusivamente di loro stessi. Poi l’implicito, e cioè tutto quanto ci si può domandare al riguardo più o meno dalla scoperta della psicanalisi in poi. Shakespeare ci dice che Lady Macbeth è oscura, bramosa di potere e pronta a sporcarsi le mani di sangue, e con questo accontenta il pubblico che vuole forti ed immediate emozioni, ma noi, oggi, possiamo anche chiederci “perché Lady Macbeth è così? Ma è davvero così indifferente considerando il fatto che poi il senso di colpa la porterà al suicidio?…”, accontentando così la parte intellettuale di pubblico stuzzicata più da quel che il testo potrebbe essere anziché da quel che è.

Forse è per questa contemporanea abitudine che sempre più registi cercano troppo in un testo “quel che potrebbe essere” dimenticando o trascurando così “quello che semplicemente è”. E così spesso si perdono i testi a scapito di innovative idee, sperimentali o di ricerca, che mostrando eclatanti idee registiche di rilettura finiscono per fornire all’usufruitore un motivo diverso da quello del testo originale. Quindi per accontentare un poco tutti e rendere merito al merito, ho deciso di fare quello che il Teatro fa semplicemente da duemila anni; ho scelto un testo classico, poi un adattamento-traduzione divenuto sua volta un classico per quanto riguarda il teatro in Italia, e cioè quello scritto da Vittorio Gassman, una ricostruzione scenografica e non metaforica del cupo maniero, costumi orpelli, attori veri, e un regista possibilmente di una “certa età” ed esperienza che coordinando il tutto si chieda comunque nel puro rispetto dell’autore primario, perché mai Lady Macbeth sia così feroce. Non c’è bisogno di inventar nulla, le risposte sono apparse tutte li, nel testo, tra le sue righe.

Ed ecco l’ovvio saltar fuori, tra un crimine ed un altro. Il Potere, la smania di raggiungerlo a qualunque costo, inclusa l’iniquità e l’omicidio. E poi una volta ottenutolo ecco insorgere il terrore di perderlo, e con esso di perdere la vita. Nulla di nuovo in Danimarca, tanto per citare, se si pensa che ai vertici del potere ancora oggi nel 2006 ministri e senatori prima di prendere decisioni vitali consultano ancora veggenti e cartomanti pur di assicurarsi una tranquillità per l’anima, esattamente come facevano i loro predecessori Lord Macbeth e Signora, atterriti o tranquillizzati dalle streghe profetiche. Ed ecco quindi, finalmente, il Quid del tutto, il punto centrale del testo di Shakespare; non la violenza o il potere, come potrebbe sembrare a prima vista, bensì la pazzia mentale della quale tutta la vicenda è intrisa, fatti luoghi e personaggi inclusi, che mi hanno condotto alla consapevolezza banale ma incredibile di un fatto inequivocabile; che la pazza qui non è Lady Macbeth come si è sempre voluto credere, ma Macbeth stesso in un grande testo che altro non è se non un dialogo profondo e allucinato tra le componenti estreme di uno stesso essere, come già il maestro Kurosawa aveva capito mostrandoci come messaggeri ultraterreni portatori di verità, nel suo adattamento cinematografico del Macbeth, “ Il trono di sangue “, spettrali esseri ermafroditi pericolosamente perfetti nel loro connubio Yin e Yang.

Lo spettacolo è con Stefano Naldi, Silvia Chiocciolini, Eros Zanchetta, Giuseppe Verrelli, Vincenzo Turiaco. Audio/luci: Massimiliano Bolcioni e Laura Leandri. Biglietteria: intero 18 euro, ridotto 12 euro (ragazzi under 25, over 75, universitari, residenti Comune di Predappio, soci T.D.F, FoEmozioni, Cral Cna). Info e prenotazioni: 339.7097952; 347.9458012; 0543.1713530; info@teatrodelleforchette.it