Secondo Casadei, Forlì e la Romagna: ultimi giorni per visitare la mostra in Salone comunale
Nel salone comunale di Forlì, c’è tempo fino all’11 settembre per visitare una mostra mai vista prima, di un maestro e un personaggio chiave della storia del Novecento, Secondo Casadei, lo Strauss di Romagna che ha reso pop la musica folkloristica romagnola. “In un tracciato ricostruito all’interno del Salone Comunale, in piazza Saffi, ne seguirete la biografia attraverso cose mai viste: lo spartito manoscritto dalla sua prima composizione e quello di ‘Romagna mia’, la scultura dedicata a ‘Un bes in bicicleta’, canzone che, negli anni Trenta, rivoluzionò il costume in campagna, gli abiti di Arte Tamburini, la prima cantante donna di un’orchestra romagnola, nel 1952…”. Parla Mario Russomanno, giornalista e curatore della parte narrativa e l’individuazione di opere della mostra dal titolo “Secondo Casadei, Forlì e la Romagna, una lunga storia d’amore”.
“Vedrete il Maestro strappare una cambiale negli anni sessanta, come fecero tanti romagnoli abbandonando le ristrettezze di secoli, incontrerete i musicisti che crebbero con lui: Giovanni Fantini, Vittorio Borghesi, Giovanni Fenati, Denis Bazzocchi, Pino Flamigni, Ivano Nicolucci, e altri. Scoprirete gli approcci alla orchestra di suo nipote Raoul Casadei, formidabile continuatore dell’opera dello zio e promotore, dagli anni ottanta in poi, di una brillante e coinvolgente immagine della Romagna. Ecco perché vi suggerisco di visitare la mostra su Secondo Casadei. C’era, tra Ottocento e Novecento, una Romagna attraversata da insuperabili divisioni economiche e sociali. Pochi avevano tanto, molti avevano nulla. Si viaggiava su carrozze distinte che correvano su binari destinati a non incontrarsi. Se nascevi contadino, e quasi tutti nascevano contadini, il solco del tuo destino era tracciato: vivevi e morivi nel podere del padrone, te ne allontanavi solo per fare il soldato. Nulla in comune avevi con i possidenti, se non la passione per il ballo”.
“Uso il termine ‘pop’ perché pochissimi, nel Novecento, furono popolari quanto Secondo. Sia perché era apprezzatissimo: le spose chiedevano una sua canzone il giorno delle nozze, ai bambini si dava il suo nome. I suoi dischi, ne vedremo in mostra, erano appesi nei tinelli delle case di campagna. Sia perché stette sempre dalla parte della sua gente, quella laboriosa e semplice che lui aveva coccolato e che a lui s’era sempre rivolta con affetto. In mostra potrete ‘toccare’ il violino che durante la seconda guerra mondiale s’era portato nella stalla in cui abitava con la famiglia. Non aveva più reddito: per cinque anni nessuno ballò, in Romagna, e Secondo riprese ago e filo, lui che aveva inciso dischi a Milano per ‘La voce del padrone’, e si mise a fare il sarto ambulante tra le campagne. Tutti lo sostenevano con qualcosa da mangiare per sua moglie Maria, per i figli Gianpiero e Riccarda. Visitate la mostra nel Salone comunale di Forlì, ingresso gratuito. Ad esaurimento, vi sarà regalato il prezioso catalogo. Farete un viaggio sentimentale nelle passioni dei romagnoli”.