L’Ucraina, Rodari e Cerini

Le guerre hanno sempre la pazzia denunciata da papa Francesco, ma Putin fa bombardare perfino ospedali pediatrici e persegue obiettivi stragisti. È inevitabile ed eroica la legittima difesa nei confronti di chi ha mire imperiali, come in questo caso la Russia, figlia degli Zar e dell’Unione Sovietica, ma immemore di Tolstoj e dei valori della sua lotta contro il nazifascismo, di cui sembra perfino ricalcare le orme. Spetta comunque alle grandi potenze la ricerca impegnata di un compromesso positivo che eviti i rischi di una terza guerra mondiale, ma all’Ucraina è dovuta la massima solidarietà. Le piccole comunità come la nostra hanno un compito rilevante nell’accoglienza (anche sotto il profilo sanitario) dei profughi e nell’insegnamento a loro della nostra lingua, ma più in generale nel diffondere anche fra gli autoctoni una cultura di pace, perché stanno ricrescendo i muri est-ovest, mentre restano ben saldi quelli nord-sud.

Dovremmo essere consapevoli, come scriveva Gianni Rodari , che viviamo sotto lo stesso cielo e condividiamo la stessa condizione umana: ce lo ricordava il Leopardi de “La ginestra”, facendo appello alla solidarietà. Singolare e, a suo modo, profetica la poesia di Rodari “La luna di Kiev” dalla raccolta “Filastrocche in cielo e in terra”. “Chissà se la luna di Kiev/ è bella come la luna di Roma, / chissà se è la stessa/ o soltanto sua sorella./ Ma son sempre quella! – la luna protesta – / non sono mica un berretto da notte/ sulla sua testa ! / Viaggiando quassù/ faccio lume a tutti quanti/ dall’ Italia al Perù/ dal Tevere al Mar Morto/ e i miei raggi viaggiano/ senza passaporto”. Purtroppo la morte prematura, quasi un anno fa, di Giancarlo Cerini, grande uomo di scuola dotato di una rara sensibilità civile, ha – fra l’altro – allontanato nel tempo la possibilità di un convegno qualificato su Gianni Rodari, che conosceva e amava le scuole dell’infanzia di Forlì, che era venuto a visitare nei primi anni ‘70 Cerini sarebbe stato, a mio avviso,  anche un ottimo ministro dell’istruzione, e Forlì gli dovrebbe la memoria che meritano i concittadini di cui può essere molto fiera.

Pierantonio Zavatti