Citizenkit, un incontro su cittadinanza e sostenibilità con Vincenzo Balzani e Luca Mercalli 

La Fondazione Roberto Ruffilli in collaborazione con il Liceo artistico e musicale Antonio Canova e con la partecipazione del Liceo classico G.B. Morgagni e l’Istituto professionale Ruffilli organizza “#Citizenkit 7 – Il cittadino europeo”, “Il cittadino europeo di fronte alla sostenibilità etica e strutturale del proprio welfare e del proprio sviluppo”. Ospiti Vincenzo Balzani e Luca Mercalli. L’evento si svolge giovedì 3 marzo alle 10.30 a Palazzo Sangiorgi (corso Garibaldi 98, Forlì).

Anche alla luce delle recenti e “spiazzanti” notizie, provenienti dalla Commissione Europea, relative alla possibilità di considerare il nucleare e il gas come “fonti verdi”, si propone a docenti e studenti di confrontarsi con il competente ed appassionato sapere di due illustri scienziati, di caratura internazionale, da decenni impegnati nella divulgazione popolare delle conoscenze e delle indicazioni prodotte dalla ricerca sugli impatti del cosiddetto antropocene sul Pianeta (e per corollario in prima linea nella battaglia alle fake news e al negazionismo). Dalle dotte esposizioni e dal dialogo tra i due ospiti emergeranno le reali statistiche, i processi in atto e i dati “verificati” con cognizione di causa, e a partire da essi ci si addentrerà nella grande distanza ancora tutta da colmare tra il rapidissimo degradare della sostenibilità climatico-ambientale e le teoriche azioni e politiche pubbliche di efficientamento e transizione ecologica, predisposte a livello comunitario europeo con il Recovery Fund e il Green New Deal.

Un sistema europeo (l’immagine di Europa potenza civile è oggi sempre meno valida) che, pur esponendosi meritoriamente con promesse e direttive, a partire dall’Agenda 2030, per molti aspetti lascia trasparire passi indietro (fino a nuovi investimenti in carbone fossile o alla proroga delle concessioni produttive altamente inquinanti), palesi contraddizioni e particolarismi nazionali, secondo il prevalere di calcoli populistici e geopolitici. Il riflettere criticamente su quanto si sta simbolicamente e materialmente facendo nei confronti della degenerazione climatico-ambientale, rileva sicuramente di una “buona pratica” dell’educazione civica (ovvero della formazione di una sana e concreta cittadinanza attiva per i nativi digitali e i “mobile born”), poiché rappresenta un tassello fondamentale di quell’imperativo di condivisa responsabilità collettiva verso un mondo a risorse vitali calanti e sottoposto a minaccia pandemica: le strade per uscire da una crisi sanitaria che si è sovrapposta ad una pregressa emergenza socio-ambientale (percorsi quali adeguati ordini di grandezza economico-finanziaria, reali possibilità di innovazione tecnologica, significativo avanzamento della ricerca scientifica, effettiva capacità d’imporre criteri di equa accessibilità e redistribuzione di beni, servizi ed aiuti, impellenti esigenze di pianificare a medio e lungo termine prospettive sostenibili), hanno infatti obbligatoria configurazione sovra-statuale e dimensione necessariamente continentale.

Ecco, ragionare e dibattere di sostenibilità dell’impronta umana su una piccola ma sfruttatissima fetta del pianeta, vuol dire interrogarsi sul concetto di “cittadinanza europea” che non si limita alle comodità della moneta unica e della libera circolazione doganale, o alle possibilità dell’Erasmus e dei fondi strutturali, ma che si esprime sopra ogni cosa nei termini di una cultura inclusiva dei saperi, dei beni e delle opportunità: in sintesi, un rinnovato Umanesimo.