Codiretti Emilia-Romagna: “Bene l’apertura dei confini a 150mila lavoratori Ue”

L’apertura delle frontiere italiane ai cittadini europei non solo favorisce il turismo ma salva anche i raccolti Made in Italy nelle campagne, con il ritorno dei circa 150mila lavoratori stagionali comunitari provenienti da Romania,  Polonia e Bulgaria e altri Paesi europei rimasti bloccati dalla chiusura dei confini per la pandemia. È quanto afferma la Coldiretti nel commentare positivamente la possibilità di riapertura delle frontiere dal 3 giugno senza obbligo di quarantena ai cittadini  europei, con l’avvio già da lunedì di un coordinamento a livello europeo. “Si tratta di una soluzione – sottolinea la Coldiretti – che consente di garantire professionalità ed esperienza alle imprese agricole italiane grazie al coinvolgimento temporaneo delle  medesime persone che ogni anno attraversano il confine per un lavoro stagionale per poi tornare nel proprio Paese. Per garantire la sicurezza, si attende ora che venga siglato il protocollo anti-contagio per il settore agricolo con  i Ministri competenti e l’assistenza dell’Inail. L’apertura di corridoi verdi per la libera circolazione degli stagionali agricoli all’interno dell’Unione Europea, che è stata sollecitata dalla stessa Commissione, ha già permesso a decine di migliaia di lavoratori  comunitari di tornare a lavorare nelle campagne della Germania e della Gran Bretagna grazie a accordi tra i diversi Paesi e la stessa Francia ha da poco annunciato l’apertura delle proprie frontiere ai lavoratori dell’area Schengen”.

“Le nostre imprese agricole si stanno già impegnando per organizzare il trasferimenti dei lavoratori europei dai Paesi di origine in Italia”, afferma il presidente della Coldiretti Ettore Prandini nel sottolineare che “viene dall’Unione Europea poco meno della metà dei lavoratori stagionali occupati in agricoltura dove nel tempo hanno costruito rapporti fiduciari con le imprese. Secondo le stime della Coldiretti c’è più di ¼ del Made in Italy a tavola che viene raccolto nelle campagne da mani straniere, con 370mila lavoratori regolari che arrivano ogni anno dall’estero, fornendo il 27% del totale delle giornate di lavoro necessarie al settore. La comunità di lavoratori agricoli stranieri più presente in Italia è quella rumena con 107591 occupati ma tra gli europei ci sono tra gli altri anche polacchi (13134) e bulgari (11261). Numeri che consentirebbero di colmare il gap attuale dopo che, su sollecitazione della Coldiretti, sono stati prorogati fino al 31 dicembre i permessi di  soggiorno per lavoro stagionale in scadenza ed è stato ottenuto nel decreto Cura Italia prevede che le attività prestate dai parenti e affini fino al sesto grado non costituiscono rapporto di lavoro né subordinato né autonomo, a condizione che la prestazione  sia resa a titolo gratuito.

Con il mese di giugno si intensifica l’attività nelle campagne: dopo fragole, asparagi, carciofi, ortaggi in serra (come meloni, pomodori, peperoni e melanzane in Sicilia) con l’aprirsi della stagione  i prodotti di serra hanno lasciando il posto a quelli all’aperto, partendo dal sud per arrivare al nord. Le raccolte di frutta sono partite con le ciliegie in Puglia, a seguire partirà la raccolta delle albicocche, poi prugne e pesche, sempre iniziando dal  meridione, per poi risalire lo stivale ed arrivare, grazie ai tempi di maturazione differenziati delle diverse varietà, fino a settembre. A maggio è iniziata la raccolta dell’uva da tavola in Sicilia, a giugno le prime pere, ad agosto le prime mele e l’inizio  della vendemmia mentre a ottobre inizia la raccolta delle olive e a novembre quella del kiwi.