Portico e San Benedetto, premiato per meriti civili il 96enne Giuseppe Ciani
“Negli ultimi mesi del 1943 svolgevo servizio come carabiniere a Faenza e spesso arrivavano le cartoline di precetto della Repubblica di Salò, che io e altri dovevamo consegnare ai giovani nelle campagne attorno alla città. Ma il giorno prima li avvisavamo che scappassero da casa per non farsi trovare e magari andassero in montagna fra i partigiani. Così probabilmente abbiamo salvato dei giovani dalla fucilazione e forse anche dalle deportazioni”. Per queste e altre benemerenza il consiglio comunale di Portico e San Benedetto, riunito in seduta solenne il 29 dicembre scorso, ha concesso una straordinaria benemerenza al concittadino Giuseppe Ciani di 96 anni. “Il pubblico riconoscimento – si legge nella motivazione – è un ringraziamento per le attività svolte sia in campo militare che civile. Ha guadagnato l’incondizionato plauso della popolazione e delle amministrazioni comunali di Portico e San Benedetto, come fulgido esempio di dette virtù civiche e altissimo senso del dovere”.
Ciani era accompagnato dai figli Giuliana e Carlo, dalla nipote Gaia e da altri parenti. Il sindaco Maurizio Monti, i carabinieri della locale stazione e l’intero consiglio comunale si sono congratulati con Giani, che ha ringraziato commosso. A proporre l’onorificenza era stato il consigliere di minoranza Vincenzo Biondi, “perché il ventenne carabiniere Ciani fece nella sua gioventù scelte giuste e coraggiose che vanno ricordate e indicate come esempio ai giovani d’oggi”. La premiazione sarebbe dovuta svolgersi d’estate a San Valentino, quando ogni anno si ricordano i partigiani uccisi della Banda Corbari, ma l’incertezza della pandemia ha consigliato di anticipare la manifestazione.
A proposito del capo partigiani Silvio Corbari, racconta Giuseppe Ciani: “Dopo l’8 settembre 1943, io rientrai come carabiniere da Rieti e il maresciallo di Rocca San Casciano mi ordinò di svolgere servizio nella caserma di Portico, dove restai 40 giorni prima di essere trasferito a Faenza. Mentre un giorno ero sulla porta della caserma, vedo arrivare tre partigiani a cavallo, fra cui Corbari che scende e chiede del brigadiere Macrì, assente perché a Forlì. Allora chiamo l’appuntato Sasdelli di Imola, al quale Corbari chiede di consegnare tre rivoltelle dei capi fascisti del paese, depositate in caserma. Noi ci guardammo in faccia e, per non farci uccidere, acconsentimmo. Poi i tre partigiani andarono e Rocca San Casciano per sequestrare un camion di alimentari, portandolo di notte nel loro quartier generale a San Valentino. Quando arrivò il comandante da Forlì non dicemmo nulla, altrimenti si rischiava la condanna a morte”.
Ciani racconta un altro episodio avvenuto a Faenza: “Un giorno si presenta alla nostra caserma il giovane segretario del Fascio cittadino, che pretende dal nostro capitano un plotone di esecuzione per fucilare sette giovani trovati nelle campagne faentine nascosti dentro un tino, perché ricercati per andare militari nella Repubblica di Salò. Ma il capitano si rifiutò e noi giovani carabinieri fummo molto contenti. Purtroppo li fucilò col plotone della milizia”. Dal 1953 al 1989 Ciani ha lavorato come impiegato all’Archivio di Stato di Forlì, dove ha stilato anche l’inventario di tutto il materiale dell’archivio comunale di Portico in deposito presso quell’istituto. Inoltre, ha dedicato molto tempo alla sistemazione dell’attuale archivio comunale di Portico nella vecchia sede.
QUINTO CAPPELLI