Le proposte del Taaf per un nuovo accordo sull’inceneritore di Forlì

Si pubblica qui di seguito il comunicato stampa redatto dal TAAF (Tavolo delle Associazioni Ambientaliste di Forlì) in merito all’inceneritore Hera.

L’accordo fra Regione, Comune di Forlì ed Hera del 2016 ha stabilito che per 5 anni l’inceneritore di Forlì avrebbe potuto smaltire solo rifiuti urbani per 120mila tn/a escludendo i rifiuti speciali. Il Piano regionale rifiuti prevede che all’inceneritore di Forlì possano accedere solo i rifiuti urbani provenienti dalla provincia di Forlì-Cesena e da quella di Ravenna una volta cessata l’attività dell’inceneritore di Ravenna. A partire dalla fine del 2018 i rifiuti urbani indifferenziati della provincia di Forlì-Cesena sono scesi sotto la soglia delle 120mila ton/a attestandosi nel 2019 sulle 87.102 ton/a pari al 72,6% dell’autorizzazione, di cui 19.082 ton dal bacino Alea con 105 kg/procapite e 68.020 dal bacino Hera di Cesena con 318 kg/procapite. A questi vanno aggiunti gli scarti delle raccolte differenziate. Le proiezioni di produzione Alea di rifiuto indifferenziato mostrano un ulteriore calo per il 2020 , poco sopra le 13.000 ton/a , pari a circa 70 Kg procapite (un quantitativo inferiore alle ceneri prodotte dalle 64.000 tonnellate inviate all’inceneritore nel 2018 dall’attuale bacino Alea), mentre non si nota un calo significativo per Ravenna e Cesena.

Questi dati dimostrano che i bacini adiacenti ad Alea e gestiti da Hera (Cesena e Ravenna) presentano un sistema di raccolta con una produzione di rifiuti da smaltire oltre 3 volte quella del forlivese, scaricando sulla popolazione di Forlì le conseguenze negative della loro inefficienza. Nel 2020 poi sulla base della convinzione errata che, causa covid 19, i rifiuti da smaltire sarebbero aumentati, la Regione ha autorizzato un ulteriore quantitativo di 15mila ton/anno da incenerire, contravvenendo all’accordo preso. Di fatto , i dati dimostrano che i rifiuti da smaltire nel periodo covid sono calati perché , a fronte di una leggera crescita di rifiuti prodotti dalle utenze domestiche , si è registrato un sensibile calo da parte delle utenze non domestiche , causa chiusura delle attività non essenziali. Nel bacino Alea nel periodo di lockdown il rifiuto indifferenziato è calato del 13,5%, quindi Hera ha approfittato di questa falsa prospettiva per importare da fuori provincia e bruciare all’inceneritore di Forlì una maggiore quantità di rifiuti che nulla hanno a che vedere con l’emergenza. Occorre infine ricordare che a Forlì , come nel resto della regione , i livelli di inquinamento dell’aria  sono troppe volte superati e che più di uno studio (l’ultimo evidenziato dal Resto del Carlino del 19 novembre) ha anche rilevato  una correlazione fra incidenza del covid 19 con tali maggiori livelli.  Riteniamo che la salute non possa essere barattata con alcunchè  e tantomeno possa essere aggravata da un maggiore incenerimento .

Di conseguenza il TAAF chiede che, nella trattativa fra Comune, Regione, Provincia e Hera, si arrivi ai  seguenti  obiettivi minimi: che tutti i Comuni che utilizzano l’inceneritore di Forlì siano obbligati ad adottare lo stesso sistema efficiente di Alea, porta a porta integrale con tariffa puntuale, per ridurre l’ incenerimento  e minimizzare gli effetti dello smaltimento dei rifiuti; all’inceneritore di Forlì non siano inviati rifiuti provenienti da sistemi di raccolta stradale con calotta e tariffazione puntuale, e tantomeno da sistemi ancor più inefficienti, e che tale sistema a calotta sia abbandonato in tutta la regione. Infatti questo sistema di raccolta provoca scarti ed impurità nelle frazioni differenziate che ne peggiorano la qualità e la potenzialità di recupero, con conseguente aumento della quota da incenerire o smaltire in discarica. In tutti i casi,  in considerazione del fatto  che nella zona industriale di Forlì, oltre all’inceneritore di rifiuti urbani di Hera, è situato anche un inceneritore di rifiuti speciali ospedalieri , di proprietà di Eco.Eridania, con autorizzazione di 32mila ton/a, l’inceneritore di Forlì sia messo al primo posto nella lista degli inceneritori da dismettere; non solo non venga  superata la soglia di 120mila ton/a di soli rifiuti urbani, provenienti dal territorio regionale, con esclusione dei  rifiuti  speciali, ma tale soglia sia anche progressivamente abbassata almeno del 10% all’anno fino a giungere alla chiusura definitiva dell’inceneritore entro il 2025.

Il TAAF chiede inoltre che nell’anno 2021 si attui una compensazione col 2020 , sottraendo  alla quantità inceneribile nel 2021 le eventuali quantità incenerite  nel 2020 in più rispetto alle 120mila ton /a concordate nel 2016 . Poiché gli inceneritori emettono grandi quantitativi di CO2 fossile originato dalla plastica presente (678 grammi per kwh netto prodotto rispetto ai 295 del mix energetico nazionale e ai 505 delle centrali termoelettriche, secondo i dati Ispra), tutti i rifiuti indifferenziati provenienti da fuori provincia e destinati all’inceneritore di Forlì siano sottoposti a selezione per ricavare ulteriori materiali da inviare a riciclaggio e per separare al massimo le plastiche miste da destinare a riciclaggio, qualora se ne presentino le condizioni, o da collocare in spazi dedicati esclusivamente a rifiuti plastici nelle discariche esistenti ; tali spazi siano predisposti per poter essere successivamente riaperti e poter così  riciclare questi rifiuti nel momento in cui le future condizioni tecnologiche e di mercato ne permettano il riutilizzo . In tutti i casi si chiede che i rifiuti destinati all’inceneritore di Forlì non contengano una percentuale di plastiche superiori al 3%, considerando in tale percentuale  anche le plastiche presenti nei tessili e nei prodotti assorbenti per l’igiene ( a questo proposito si allega un documento redatto da WWF, Legambiente, Greenpeace, Kyoto Club e Zero Waste Italy).

Il Tavolo delle associazioni ambientaliste chiede infine che il costo del trattamento dell’umido proveniente dai comuni Alea agli impianti di compostaggio di Hera (oggi nettamente superiore al trattamento dell’ umido proveniente dal comprensorio di Cesena e dalla provincia di Ravenna) sia equiparato a quello riservato ai  comuni sotto il servizio di Hera; il costo a carico di tutti i comuni che si servono degli impianti di compostaggio (di  qualsiasi  proprietà) sia gravato da costi crescenti in base alla percentuale di materiali estranei all’organico conferito. Nell’area del bacino Alea sono presenti alcune discariche dismesse, che in passato sono state utilizzate per i rifiuti provenienti dall’intera provincia. I costi di manutenzione di tali discariche dopo la loro chiusura sono stati attribuiti da Atersir a carico dei comuni appartenenti al solo bacino di Alea, invece che a tutti i comuni della provincia conferenti. Si chiede che tali costi siano suddivisi equamente in modo proporzionale fra tutti i comuni della provincia e che la loro gestione sia tolta a Hera e affidata ad Alea, a motivo della competenza territoriale  e di possibili  risparmi di costi  da parte di quest’ultima.

Poiché il Tavolo ritiene che, per l’ umido, il prezzo per il compostaggio praticato da Hera sia comunque superiore al reale costo di trasformazione, si chiede che la regione proceda con celerità ad autorizzare Alea alla realizzazione di un impianto di compostaggio autonomo e che per tale realizzazione siano programmati appositi finanziamenti. Si chiede anche che la Regione co-finanzi a Forlì, e nei comuni del bacino Alea, nuovi centri di raccolta e riuso nonché la trasformazione dei centri di raccolta esistenti in centri di raccolta e riuso, così come previsto dalle modifiche al decreto 152/2006 a seguito del recepimento delle direttive  europee sull’economia circolare, utilizzando le apposite linee di finanziamento del fondo incentivante. di cui a legge regionale  16/2015 .