La denuncia di Cgil Forlì: “Da tre mesi migliaia di persone ancora senza reddito” 

A quasi un mese dal riavvio graduale delle attività dopo il lockdown, se da un lato si registra una lieve flessione delle richieste degli ammortizzatori sociali da parte delle imprese nel territorio forlivese, dall’altro ci sono ancora migliaia di persone che non hanno ricevuto né l’anticipo della cassa integrazione dalle imprese, né il pagamento diretto dall’Inps, né l’anticipo dalle banche. La situazione nel territorio è allarmante, soprattutto nei settori che hanno visto per un tempo prolungato la sospensione delle attività: in particolare i lavoratori della ristorazione, della cultura e dello spettacolo, del turismo e del termalismo, di tutto il mondo del terzo settore, della piccola e media impresa e della logistica ma anche autonomi, intermittenti e tutto il vasto mondo del precariato e del lavoro saltuario.

Quasi il 97% delle richieste di cassa integrazione in deroga ha riguardato il settore dei servizi per un totale  di 2.196.587 ore (circa 7932 lavoratori) nella provincia di Forlì e Cesena. Si tratta di  operai e impiegati, in prevalenza donne (61,8%).  Le ore di Cigo (gennaio-aprile 2020) sono 7.652.404, un dato rilevante se si considera che nell’anno più duro della crisi economica, il 2010, sul territorio provinciale le ore autorizzate nello stesso periodo sono state 1.014.493. Le ore di Cigs, invece, restano contenute (227.480 ore), anche a fronte del divieto di indizione delle procedure di licenziamento collettivo da cui poi si possono attivare gli strumenti di cassa integrazione straordinaria.

“È indubbiamente apprezzabile – afferma la segretaria generale Cgil di Forlì Maria Giorgini – lo sforzo nel Decreto Rilancio di semplificazione nei pagamenti e di inclusione di nuove figure a cui destinare sostegni al reddito, come importante è la capacità del sistema bilaterale dell’artigianato, anche grazie ad accordi sottoscritti con i sindacati, di garantire tramite il fondo Fsba il pagamento degli ammortizzatori sociali entro 30 giorni dalla scadenza prevista del percepimento dello stipendio, come gli sforzi fatti dal sistema bilaterale per i lavoratori somministrati con il fondo Tis. Ma è inaccettabile che dopo le dichiarazioni rassicuranti del Governo ancora per migliaia di persone non ci siano risposte, minando il rapporto fiduciario che deve consolidarsi fra i cittadini e lo Stato”.

“Le riaperture – prosegue Giorgini – hanno contribuito a invertire la tendenza in atto a marzo e aprile. Si tratta di un primo timido segnale di incoraggiamento, ma i prossimi mesi saranno decisivi per far sì che il sistema economico locale possa reagire alle gravissime ripercussioni prodotte dalla pandemia. Se però non ci occupiamo ora del sostegno dei redditi dei lavoratori e dei nuclei familiari – dove i pensionati non possono più sostituirsi al welfare perché molti di loro erano già in sofferenza prima del lockdown – si rischia l’acuirsi del disagio sociale che si sta riversando con chiari segnali nel territorio e nei pochi luoghi di ascolto e sostegno alle persone in condizioni di fragilità, tra cui sicuramente i servizi sociali dei comuni in forte stress da mesi, le organizzazioni sindacali e tutto il terzo settore fatto di associazioni e volontariato. Va quindi dato corso immediatamente all’impegno che il Comune di  Forlì ha assunto di anticipare la cassa integrazione e i sussidi non ancora arrivati dall’Inps per tutte le categorie di lavoratori dipendenti e autonomi e, dall’esperienza della crisi precedent,e va ripreso il confronto sul fondo anticrisi con le organizzazioni sindacali per determinare criteri di utilizzo e destinatari”.