Al Palazzo del Monte di Pietà, la mostra “Residui” di Mattia Vernocchi

Sabato 7 dicembre alle 11.00 inaugura al Palazzo del Monte di Pietà di Forlì (in corso Garibaldi, 37) la seconda mostra del progetto “Materia 2019-2020”, curato dall’associazione Regnoli 41 per gli spazi espositivi del palazzo di residenza della Fondazione Cassa dei Risparmi di Forlì, ovvero “Residui” di Mattia Vernocchi.

Nato a Cesena nel 1980, Vernocchi si è diplomato maestro d’arte all’Istituto “G. Ballardini” di Faenza con perfezionamento in Arte Maiolica. Nel 2006 ha ottenuto il Primo premio European Ceramic Context, Bornholms Kunstmuseum di Danimarca e il Premio del Pubblico al “54 premio Faenza” (Concorso Internazionale della Ceramica d’Arte Contemporanea promosso dal Museo Internazionale della Ceramica di Faenza).

“Più della pittura, più ancora della scultura – ha scritto della sua opera Alessando Giovanardi – la ceramica coinvolge le potenzialità conoscitive del corpo. Plasmare è pensare con i polpastrelli, indagare con l’affondo delle dita nell’argilla, contemplare con le braccia che sostengono e orchestrano un microcosmo. Ma questo confronto corpo a corpo per Mattia Vernocchi è stigmatizzato da un concetto, è segnato da una constatazione di un presente scabro e industriale che rende più astratto e concettuale ciò che è antico, se non arcaico, primordiale, se non originario. L’imagery dell’artista è, difatti, crocifissa a reti intessute di ferro e profilati di metallo: al suo pensare è imposto di dimorare all’incrocio tra la poesia senza mediazioni dell’atto creativo e il reticolo avvincente di ciò che è fatto per l’uso e presto abbandonato. Quasi un agone tra alchimia e industria, magia e stregoneria”

Vernocchi, racconta ancora Giovanardi, “ricostruisce letti abbandonati, popola gabbie nude, edifica ruvide nicchie che assomigliano a fogli accartocciati, trasforma in canto i residui, li solleva in una dimensione di sogno lucido, per gettare uno sguardo oltre la desolazione in cui ogni cosa è sospesa senza più senso. La potenza delle mani, la pazienza della fiamma non si contrappongono più al limite feroce dello scarto, ma lo riassorbono in sé, lo trasfigurano; e gli spazi domestici si dilatano, s’impongono come fossili di ere mitologiche, di racconti torrenziali. Fiumi di lava, rivoli di magma raffreddati avvolgono ciò che è seriale e perduto, rammentano la terra umida dell’inizio, la potenza minerale, la ricchezza dell’organico. Per questo nella terra nuda o nelle complesse architetture di Vernocchi è ancora possibile immaginare città dimenticate, reperti onirici di civiltà sepolte, archeologie industriali del sogno”.

La mostra rimarrà aperta dal 7 dicembre 2019 al 5 gennaio 2020 ad ingresso libero, così come ad ingresso libero sarà la vernice di sabato, cui interverrà anche l’artista.