Forlì ricorda Pietro Zangheri con un appello alla creazione di un orto botanico

Martedì 23 luglio, alle ore 19.00, si è svolto nel parco della casa di riposo di via Anderlini 5 a Forlì l’atteso incontro di celebrativo dei 130 anni dalla nascita di Pietro Zangheri (1889-1983). Alla presenza di un numeroso ed interessato pubblico di ospiti della Residenza e di cittadini intervenuti per l’occasione, hanno portato il loro saluto il vescovo di Forlì-Bertinoro mons. Livio Corazza, Rinaldo Biserni (presidente del Rotary Club di Forlì), Annalisa Valgimigli, direttore della casa di Riposo, e il sindaco di Forlì Gian Luca Zattini, che ha così concluso il suo intervento: “Io mi batterò per fare rimanere la casa di riposo così come i forlivesi l’hanno voluta”.

Presentati da Marco Viroli, direttore responsabile di “Diogene”, sono interventi vari relatori, primo fra tutti Nevio Agostini: “Zangheri ha avuto due vite parallele, la prima da direttore della casa di riposo e la seconda da naturalista, vissuta nei ‘quarti d’ora’ di libertà. Alla prima ha messo a disposizione tutte le sue competenze, alla seconda la curiosità scientifica verso il mondo della natura”. Ha aggiunto Leonardo Latella: “Zangheri, attraverso il confronto dei paesaggi nelle varie epoche, è stato un precursore perché ha studiato il clima e l’ambiente come importantissimi fattori che intrecciano la nostra esistenza”.  Fabio Semprini ha commentato: “Zangheri ha speso la sua vita nello studio della biodiversità; aveva la passione per le piante che lo spinse a creare a Forlì un piccolo orto botanico nei giardini pubblici di piazzale della Vittoria, dove mise a dimora una ventina di piante arboree ed arbustive. Tutto è andato perduto e ancora oggi Forlì non ha un orto botanico”. 

Salvatore Ricca Rossellini ricorda: “Io lo conobbi da ragazzino, quando ebbi l’opportunità di mostrargli il mio modesto studio sull’erbario e lui molto pazientemente me lo corresse”. Dopo avere ricordato l’impegno di Zangheri in favore della creazione del Parco naturale delle Foreste Casentinesi e Campigna e i numerosi libri scritti sulla cultura naturalistica, il dottor Ricca ha concluso il suo intervento con un appello: “Facciamo qualcosa! Creiamo un laboratorio e un orto botanico, anche modesto. I tempi sono maturi per fare custodia del suo insegnamento, dando spazio  ad iniziative che ricordino il suo operato”. Pietro Zangheri (nipote del naturalista) ha così concluso: “Grazie per esservi ricordati del 130esimo compleanno di mio nonno del quale ho tanti ricordi. Il più bello? La sua vita l’ha spesa a disegnare con l’inchiostro di china, tutta la flora italica”.

L’incontro si è chiuso con la visione, spiegata in dettaglio, del Museo di storia naturale di Verona, donato dal naturalista forlivese alla città scaligera nel 1968.

GIORGIO MEDRI