No all’utero in affitto, ma la legge resta ideologica
Si discute il 23 o 24 luglio il disegno di legge regionale sull’omotras-fobia. Caltabiano del Forum Famiglie dice: “Perché solo per questa forma di discriminazione?”.
Un no chiaro all’utero in affitto è stato detto, ma resta una legge ideologica. È il giudizio che danno della proposta di legge regionale “anti-discriminazione” sull’omotrans-fobia (ribattezzata così, invece che sull’omotrans-negatività dopo alcuni degli emendamenti passati giovedì scorso in Commissione), il Forum regionale delle Associazioni famigliari e la Papa Giovanni XXIII che negli scorsi mesi hanno fatto rete con altre associazioni (alcune delle quali femministe o non cattoliche) nel dissenso in particolare all’utero in affitto. La legge dovrebbe andare al voto in aula tra il 23 e il 24 luglio, dopo il passaggio in commissione di tutti e 24 gli emendamenti proposti (e approvati all’unanimità) dal Pd e la non ammissione degli altri 200 presentati dalle opposizioni. E c’è da scommettere che a questo punto il testo passerà così com’è. “Ci auguriamo – dichiara Alfredo Caltabiano, presidente del Forum Famiglie – ulteriori ripensamenti, ma ormai per motivi politici ed elettorali sappiamo che verrà approvata così. Ma noi chiederemo altre leggi contro le altre forme di discriminazione: non si capisce perché contro l’omotransfobia ci debba essere una corsia preferenziale”.
È il punto che dall’inizio dell’anno, da quando è stato presentato il disegno di legge regionale, Forum e Papa Giovanni rilevano con più forza: “A chi vota questa legge – ragiona Caltabiano – chiediamo di dirne in modo chiaro le finalità: se l’obiettivo è combattere le discriminazioni, ci siamo anche noi; ma se è quello di indottrinare, inculcare un modello di vita e smontare la famiglia, luogo della prima socializzazione, per indottrinare il singolo, non ci stiamo”.
Al testo originario, grazie all’emendamento presentato dalla maggioranza in commissione, è stato aggiunto un significativo rifiuto all’ipotesi di “gestazione per altri” (gpa) fortemente criticato dalle associazioni Lgbt e dalla sinistra radicale ed è stata tolto il riferimento al semplice giudizio negativo sull’omosessualità (di qui il passaggio da omotrans-negatività a omotrans-fobia). “Con gli emendamenti passati in commissione – aggiunge Andrea Mazzi, animatore generale del Servizio Famiglia e Vita della Papa Giovanni XXIII – si è alleggerito l’impianto di autodeterminazione che è la base della legge, e che avrebbe potuto portare alla pretesa dal Servizio sanitario nazionale di prestazioni come, ad esempio, il cambio di sesso o appunto l’utero in affitto”. Modifiche rilevanti, quindi, ma non sufficienti per il Forum e la Papa Giovanni. “Anche perché – racconta Mazzi – le persone omosessuali che conosciamo e con cui stiamo facendo dei percorsi, non è questo che chiedono. Chiedono attenzione per sé e per il loro cammino, rispetto, ascolto e accoglienza non strumentalizzazioni in base a un progetto ideologico o rivendicazioni in base a una semplice logica parificatoria”. Oltretutto il testo che probabilmente verrà approvato la prossima settimana, aggiunge Mazzi, “apre canali di finanziamento destinati a chi porta avanti l’ideologia Lgbt e permetterà di finanziare progetti nelle scuole che non vanno nella direzione di un’educazione equilibrata all’affettività”.
Un risultato, però, in questi mesi è stato raggiunto, importante per entrambi gli interlocutori: ed è stato coagulare la ribellione contro la pratica disumana dell’utero in affitto. Non più tardi di una settimana fa, il comunicato stampa che criticava l’avvio della discussione sul progetto di legge (senza gli emendamenti) è stato firmato assieme alla Papa Giovanni (confermato successivamente dal Forum), anche da sigle del mondo femminista: FreeDomina, Giù le mani dai bambini e dalle donne, RadFem Italia e Rua (Resistenza all’utero in affitto). “È stato il classico esempio – conclude Caltabiano – di come tra associazioni diversissime si possano trovare punti di incontro e, a partire da essi, ragionare assieme ai partiti e alle persone, su come migliorare le leggi. È la strada da seguire: un modello che il Forum intende portare avanti in tutte le occasioni possibili”.
DANIELA VERLICCHI