Ausl, Univerità e Diocesi insieme per un progetto sulle reliquie di S. Mercuriale

Dopo il progetto di valorizzazione della figura del patologo forlivese Giovan Battista Morgagni, “principe degli anatomisti europei”, grazie alla proficua collaborazione tra ricercatori ed istituzioni, è possibile mettere mano a un altro progetto di studio che avrà come protagonista la carismatica figura di San Mercuriale, patrono di Forlì.

Protagonisti, ancora una volta, il gruppo Ausl Romagna Cultura, il Dipartimento dei Beni Culturali dell’Università di Bologna – sede di Ravenna e la Diocesi di Forlì-Bertinoro, con il contributo del Lions Club Forlì-Cesena Terre di Romagna, particolarmente attivo nella valorizzazione e tutela della città di Forlì e immediatamente sensibile all’iniziativa.

In vista, infatti, della festa di San Mercuriale, che si celebra il 26 ottobre, si prospetta un fine 2018 ricco di importanti progetti di studio e valorizzazione per la città di Forlì e per i simboli e i personaggi che la rappresentano nella storia civile e religiosa. Oggetto, questa volta, dello studio scientifico dei ricercatori saranno infatti le reliquie di San Mercuriale, custodite in tre chiese forlivesi, e in particolar modo, nella Basilica dedicata al Santo.

“Non è la prima volta che le reliquie di San Mercuriale sono oggetto di analisi e studi”, spiega l’antropologo fisico e paleopatologo Mirko Traversari, che coordinerà le ricerche. “Già nel corso degli anni Ottanta – continua Traversari – venne operata una ricognizione dal compianto professor Cleto Corrain dell’Università di Padova. Naturalmente, oggi abbiamo a disposizione tecnologie molto più sofisticate, che possono fornire dati importantissimi sui resti terreni del santo, valutando, in primis, lo stato di conservazione delle reliquie, al fine di garantirne la corretta preservazione per le generazioni future.”

Ma qual è il valore scientifico di questa indagine? “Potremo indagare – prosegue Traversari – il dna dei resti terreni del santo, compiere una datazione delle reliquie, ipotizzare le sue origini, lo stato di salute e lo stile di vita, forse anche la causa di morte. Nel rispetto totale dei resti, venerati per secoli da tutti i forlivesi, potremo ripercorrere la storia di queste reliquie e assieme ad esse, la storia stessa della città di Forlì”. Lo stesso don Enrico Casadio, abate di San Mercuriale, laureato in lettere e prezioso promotore del progetto, ribadisce che “sapere qualcosa di più del patrono, in quest’anno in cui accogliamo il friulano mons. Livio Corazza, quale nostro nuovo vescovo, successore di San Mercuriale, potrà aiutarci a capire qualcosa di più della storia, non solo della nostra Chiesa diocesana, ma anche della nostra città, incomprensibile senza la conoscenza delle persone che l’hanno fatta, attraverso spostamenti, scambi, incontri, fatiche e speranze condivise”.

Tante le leggende più o meno fantasiose, che si sono tramandate, nei secoli, su San Mercuriale. Lo storico Francesco Lanzoni ritiene Mercuriale vescovo nel quarto secolo (forse il protove­scovo di Forlì) e considera il 30 aprile suo dies natalis, la sua data di nascita, o la cele­brazione di una sua traslazione dal cimitero adia­cente alla basilica antica, all’interno di questa. Dedicate a San Mercuriale sono attestate chiese anche a Ravenna, dal 948 e a Pistoia, dal 940. Gli studi scientifici che verranno effettuati sulle reliquie aggiungeranno certamente nuovi dati a queste narrazioni e daranno una precisa collocazione storica alle reliquie.

“Il progetto non si limita all’importante studio scientifico delle reliquie, effettuato dagli esperti dell’Università”, spiega la dottoressa Tiziana Rambelli, coordinatrice della comunicazione per Ausl Romagna Cultura. “Come già realizzato infatti per la figura di Giovan Battista Morgagni – continua Tiziana Rambelli – cercheremo di coinvolgere scuole, istituzioni, privati e associazioni, per ideare e realizzare iniziative di comunicazione sulla conoscenza e la valorizzazione della figura del patrono. Ci avvarremo, anche per questo progetto, della collaborazione dei componenti del gruppo Ausl Romagna Cultura, in primis del dottor Stefano De Carolis, geriatra, storico della medicina e direttore della Scuola di Storia della Medicina dell’Ordine dei Medici di Rimini; della dottoressa Sonia Muzzarelli, referente aziendale del patrimonio storico-artistico-archivistico; del dottor Luca Saragoni, patologo presso l’ospedale di Forlì, e del dottor Giancarlo Cerasoli, pediatra e storico della medicina. Per lo studio delle reliquie verranno coinvolti anche medici e tecnici dell’Ausl Romagna, grazie alla convenzione in essere con l’Università di Bologna – sede di Ravenna”.