Scuola S. Dorotea: l’istituto, gestito dalla Papa Giovanni, viene intitolato a don Benzi

Don Oreste Benzi

Martedì 5 giugno alle ore 18.30 un momento di festa ufficializzerà il cambio di nome della scuola “Santa Dorotea”, che sarà intitolata a Don Oreste Benzi, fondatore della Comunità Papa Giovanni XXIII.

L’evento si inserisce nell’ambito delle iniziative per il cinquantesimo anniversario dell’associazione fondata da don Benzi (www.apg23.org) e presente a Forlì con case famiglia ed altre realtà, dalle comunità di recupero per tossicodipendenti, al Villaggio della gioia (per famiglie in difficoltà), alla Capanna di Betlemme (per i senza fissa dimora). Dall’anno scolastico in scorso, la Comunità Papa Giovanni XXIII è intervenuta nella gestione della storica scuola “Santa Dorotea”, attiva a Forlì dal 1850.

La serata del 5 giugno si aprirà con un momento ufficiale con mons. Livio Corazza, vescovo di Forlì-Bertinoro, e con Lubiano Montaguti, vicesindaco del Comune di Forlì. Parteciperanno alla cerimonia anche Daniele Severi, responsabile della zona Romagna della Comunità Papa Giovanni XXIII, e Primo Lazzari, vice responsabile generale della stessa e presidente dell’associazione “Amici della scuola di Santa Dorotea”.

Seguiranno un’ apericena e uno spettacolo della compagnia “Piccola Piazza d’Arti” (https://www.piccolapiazzadarti.it/), dal titolo “Dove lo butto”, che affronta i temi dell’inclusione in modo leggero e accattivante, pensato per i bambini ed i ragazzi ma capace di parlare anche agli adulti. Lo spettacolo è di Giampiero Pizzol, Martino Chieffo e Marco Brambini, con Emanuela Frisoni e Paolo Summaria. Nel testo scenico, si dimostra che ciò che è da buttare serve a raccontare in modo leggero ed efficace un’umanità sommersa e la vita di una grande e bizzarra famiglia. Una raccolta indifferenziata per non rimanere indifferenti. Un modo divertente e ricco di significato per presentare la Casa Famiglia come luogo dove raccogliere è accogliere. Il personaggio di Ciro, ingenuo, curioso e, a modo suo, idealista, si contrappone alla figura scientifica, chiusa in sé stessa ed egoista, della signora Rizzo. Due modi di vedere la stessa realtà che prende come spunto il tema dei rifiuti, per approdare al tema sociale delle persone considerate “rifiuto” dalla nostra società. Nel presentare da parte di Ciro la Casa Famiglia come “cassonetto speciale”, in cui le persone un po’ rotte o svantaggiate vengono raccolte/accolte e aiutate a rimettere insieme i “cocci” della propria vita, viene sottolineata la bellezza di un atteggiamento accogliente e il ruolo insostituibile della condivisione, in cui anche chi è più debole può essere dono per l’altro.

La partecipazione è libera e gratuita.