Festa della Trinità: Maurizio Ferrini e Giampiero Pizzol insieme in “Ridere per credere”

Nell’ambito della festa della SS. Trinità, è prevista per sabato 26 maggio alle 21.00 la serata con Giampiero Pizzol e Maurizio Ferrini “Ridere per credere”. L’evento si svolge presso l’arena Melozzo (piazza Melozzo 7, Forlì). Spiega la genesi e il significato dello spettacolo l’attore Giampiero Pizzol:

“Nel 1985 sbarcava in tv Maurizio Ferrini. Sbarcava con i pedalò e le vicende comiche della Riviera Romagnola. A quell’esilarante venditore, Maurizio aggiunse un ostinato comunista e la signora Coriandoli, che comparve spesso con Arbore e Boncompagni nelle domeniche televisive. Ferrini fu il primo comico a far conoscere dei personaggi made in Romagna. Sulla sua scia vennero Cevoli, Giacobazzi e altri.

Negli anni ’90 io portavo i personaggi del vitellone Ottavio e del frate di Montecucco prima nelle serate e poi in tv. Io e Maurizio non ci incontrammo sul palcoscenico ma a tavola. Del resto la tavola è il luogo migliore per due romagnoli. Poi questa diventò tavolino per fare progetti di film sulla Romagna e preparare spettacoli come “Casa Coriandoli”, “Quant’ è bella sicurezza” e serate di cabaret.

Il racconto e l’osservazione dei tipi romagnoli e delle vicende comico-drammatiche di questa terra era la base di ogni personaggio. Storie vere dove la realtà supera la fantasia. Storie di personaggi che però sono sempre persone con un cuore che batte e una mente che cerca, personaggi “ch’i ha dla materia”. Figure felliniane da bar, vicende nate sulla via Emilia, ricordi di paese, tutto si mescolava in un minestrone di trovate e poi via a improvvisare col pubblico, arte di cui Maurizio è maestro.

Dalla condivisione di racconti e tagliatelle, è nata un’amicizia sincera. In questi anni di crisi, di alti e bassi, ci siamo fatti compagnia da vicino e da lontano con scherzi, battute, risate. Ma ridere di che e perché? Il comico nasce a volte dal guardarsi e non prendersi troppo sul serio. Ci siamo visti anche noi come due “pataca” alla ricerca del senso della vita. Ma se il senso non c’è il riso diventa amaro. Invece, come ama dire Maurizio, il cristianesimo è tra le cose più belle del mondo perché ci rende liberi di vivere tutto con senso e allegria. Sappiamo per fede che Dio ci prende così come siamo, come ha preso a suo tempo dodici zucche di Galilea per farne stinchi di santi. Così come fa Lui dobbiamo fare anche noi. Infatti l’umorismo cristiano è voler bene alle cose e alle persone.

Spesso basta ridere per credere che c’è un Padre che si fa vivo con uno scherzo, una sorpresa, uno scappellotto. La fede si vede dal sorriso e non dai lamenti o dalle polemiche. Di cosa parleremo sul palco? Sicuramente della vita e della sana follia di questa terra che dà materia all’arte. Dunque si ride in compagnia, ma usando la testa che Dio ci ha dato apposta”.