Myanmar, “Forlì sia a fianco di un popolo massacrato, in lotta per la democrazia”

Si pubblica la nota firmata dal Centro per la Pace di Forlì e dal Comitato per la lotta contro la fame nel mondo.

Un mese fa il Myanmar è rimasto scioccato da un colpo di stato militare. Molto sangue e molte lacrime sono state versate. Ma il Myanmar non si ferma. Da un lato un popolo pacifico che chiede il rispetto del voto democratico e dall’altro i generali che applicano una violenza feroce. Siamo solo all’inizio. Il mondo deve fermare immediatamente la violenza dei militari e il tentativo di ripristino della dittatura. Dov’è imprigionata Aung San Suu Kyi, icona della democrazia che alle elezioni del novembre scorso ottenne l’83% dei voti? Il mondo è uno, noi siamo il mondo e non ci fermiamo.

All’appello di Papa Francesco, “affinchè le aspirazioni del popolo del Myanmar non siano soffocate dalla violenza”, la città di Forlì ha molti motivi per sentirsi particolarmente vicina e per non fermarsi. Nel giugno 2016 in Municipio è giunta Ma Lwin da un piccolo paese del nord del Myanmar per chiedere la liberazione di suo fratello, il monaco U Gambira, leader della rivoluzione zafferano del 2007, da allora torturato e perseguitato nelle prigioni di Yangon. Dal 2015 il Comitato per la Lotta contro la Fame nel mondo è in relazione diretta con una delle più strette collaboratrici di Aung San Suu Kyi, la parlamentare Phyu Phyu Thin. Grazie a questa amicizia si è potuto aiutare il Myanmar, anche se con grande difficoltà di comunicazione, a costruire un ospedale per bambini malati e abbandonati perchè affetti da Aids. Nell’occasione di  un incontro in Myanmar con i rappresentanti del Comitato, Phyu Phyu Thin nel ringraziare per gli aiuti ricevuti disse: “Sosteneteci, quando l’Italia avrà bisogno noi ci saremo”. Ora è lei alla guida del popolo e dei parlamentari democraticamente eletti che il giorno successivo al golpe militare del 1º febbraio hanno firmato un appello alla comunità internazionale chiedendo nel rispetto della legalità e della volontà del popolo birmano di non riconoscere il governo militare insediato con un golpe e di riconoscere, invece, le procedure democratiche avviate dai parlamentari.

Phyu Phyu Thin e il popolo birmano sono disposti a farsi uccidere per la democrazia. Il mondo deve fermare questa strage. I generali, rappresentanti di una delle dittature più longeve della storia, non possono utilizzare le vite di una intera nazione per i loro interessi personali, economici e di potere. Il passaggio dalla dittatura alla democrazia era molto debole in quanto i militari si sono riservati nella costituzione una quota decisiva di parlamentari e i tre ministeri più importanti, mantenendo il controllo su tutti i principali settori economici del paese. La Generazione Z dei ventenni birmani è in prima linea. Tatuati nelle braccia il proprio nome, il gruppo sanguigno e il numero di telefono dei genitori, scendono nelle piazza e chiedono il rispetto delle norme democratiche e dei risultati delle elezioni tenute nello scorso mese di novembre. Sembra crescere un istintivo senso del martirio, come se il loro sacrificio potesse rendere finalmente giustizia ai loro padri e nonni uccisi e torturati dagli stessi aguzzini. Al loro fianco non ci può non essere la città di Forlì.

Centro per la Pace Forlì Aps – Comitato per la lotta contro la fame nel mondo Forlì Onlus