Forum associazioni familiari, Caltabiano: “Ci sia mutualità e sostegno”

Alfredo Caltabiano

Ricucire le relazioni, costruire una nuova socialità, dare sostegni economici. Sono le priorità che indica Alfredo Caltabiano, 58 anni, sposato, padre di 7 figli, presidente regionale e consigliere nazionale del Forum delle associazioni familiari, per la ripartenza nel dopo pandemia. “Mai come adesso deve esserci mutualità tra famiglie: chi sta vivendo bene questo periodo deve rendersi conto che c’è una fascia di popolazione che invece è in grande difficoltà e deve aiutarla. Come Forum stiamo valutando iniziative, ma il tempo è poco”.

 Presidente, come esce la famiglia dal periodo di lockdown?

Dobbiamo distinguere tra due famiglie: quella che è riuscita a ricostruire equilibri nelle relazioni tra coniugi o tra genitori e figli; quella che invece ha visto accrescere le sofferenze preesistenti. Penso a chi aveva già problemi economici ma anche a quelle famiglie che vivono in case piccole, con numerosi componenti, con problemi di gestione quotidiana degli spazi. Penso che i disabili siano quelli che ne hanno risentito maggiormente.

Da qui a fine anno, la situazione per le famiglie non è destinata a migliorare.

Sarà un autunno caldo, i nodi verranno al pettine quando mutui e altri pagamenti che sono stati posticipati andranno a scadenza e si aggiungeranno a quelli già fissati. La cassa integrazione coprirà fino a un certo periodo e dopo? Gli istituti bancari hanno immesso liquidità ma con tempi lunghi a causa dei meccanismi complicati previsti dal governo. Alcune attività chiuderanno. Ci sarà un effetto a catena. Mai come adesso sarà fondamentale la solidarietà tra le famiglie, quelle più in “salute” economicamente, dovranno sostenere le altre.

A proposito del “Family act” – il disegno di legge delega approvato dal Consiglio dei ministri – qualcuno ipotizza che sia passato senza litigi o perché non interessa nessuno o perché gli oppositori scommettono che non sortirà effetti. È davvero così?

Il provvedimento principale del “Family act” è l’assegno unico, su cui il Forum nazionale ha lavorato in maniera bipartisan e chiedendo che le divisioni tra forze politiche vengano meno. Se quindi da una parte c’è la volontà politica a trasformarlo in legge – sembrerebbe entro settembre in modo che l’assegno unico produca effetti dal 1° gennaio 2021 – dall’altra, il ministero dell’Economia e delle Finanze ha già detto che sarebbe meglio spostarne avanti di un anno l’entrata in vigore. Speriamo non sia così, perché sono decenni che ci sentiamo dire che l’anno buono sarà il prossimo…

Prendiamo singolarmente i componenti di una famiglia, partendo dai figli. Come hanno vissuto il lockdown? Di cosa hanno bisogno ora?

Tutti gli interventi proposti dal governo hanno riguardato i singoli adulti, ignorando i minori e la famiglia come nucleo unico. Faccio un esempio: l’Istat ha di recente ribadito che le famiglie più povere sono quelle che hanno 3 o più figli oppure hanno figli minori. Se si facesse un intervento per contrastare la povertà, il primo dovrebbe riguardare questo target. Invece il governo ha fatto un reddito di emergenza – che ricalca quello di cittadinanza – che privilegia il singolo o i pensionati. La scuola è un altro esempio negativo perché ha scaricato sulle famiglie la gestione dei figli, oltre a non aver assicurato a bambini e ragazzi gli strumenti per poter seguire le lezioni a distanza. Tra i soggetti che più hanno sofferto, insieme ai disabili, metterei i genitori, in particolare le mamme, soprattutto con figli e con figli piccoli, che hanno dovuto lavorare da casa e allo stesso tempo prendersi cura della prole…

…è del 25 giugno scorso la notizia che in un anno si sono dimesse dal lavoro 37mila neo mamme.

È così, come dicevo, la situazione diventa insostenibile e le donne sono costrette a fare delle scelte, anche drastiche. Tornando all’altro aspetto, hanno sofferto molto anche gli stessi bambini. Abbiamo riscontrato che là dove c’erano situazioni di genitorialità più difficili, si sono chiusi maggiormente in se stessi. Ci sono bambini che hanno paura ad uscire. Ci vuole un grande lavoro di ricucitura tra il prima e l’adesso, cercare di ritornare alla socialità.

Dopo i figli, gli anziani: tanti sono morti, altri sono rimasti isolati con le chiusure dei ritrovi e impossibilitati a stare con i proprio nipoti.

Tanti quelli che non ci sono più e che non è stato possibile accudire fino in fondo. È l’aspetto più sconvolgente di questa pandemia. Io l’ho vissuto in prima persona. Gli anziani che invece sono rimasti bloccati in casa hanno avuto la sensazione di essere lasciati soli e anche se ci sono state tante iniziative di “telefono amico” sono aumentati i casi di depressione.

Il card. Zuppi a proposito delle case di riposo ha parlato di evitare “la ghettizzazione della terza età e di tenere il più possibile gli anziani a casa, rafforzando le reti di assistenza domiciliare”.

Ultimamente si privilegia l’individualismo in tutte le relazioni familiari, in particolari gli anziani e i figli sono dei “pesi” che limitano la libertà individuale: quindi meglio fare meno figli possibile e gli anziani scaricarli. La sto dicendo brutalmente, ma è la logica in cui rientra anche il discorso dell’eutanasia.

Hanno sofferto molto anche i disabili.

Molte di queste persone stavano facendo percorsi riabilitativi che si sono interrotti e recuperare ora il tempo perso è quasi impossibile. Per una famiglia con disabili, le difficoltà che hanno dovuto sopportare durante il lockdown, sono di molto superiori alle altre.

Il vescovo ha chiesto in più di un’occasione un’alleanza per la città, perché a nessuno manchi il pane quotidiano. Da dove bisogna partire?

Dal basso. Ognuno di noi si guardi attorno, guardi al proprio vicino di casa, alla famiglia del compagno di classe del figlio… le situazioni più difficile da aiutare sono quelle di chi ha timore a chiedere aiuto. L’altra grossa scommessa, non solo per il contrasto alla povertà, ma per il nostro “Sistema Paese” è quella di mettersi in rete. Se guardiamo soltanto al benessere individuale, non andiamo da nessuna parte. Dobbiamo capire che se sta bene la società, sto bene io.

A proposito di fare rete, il Forum da alcuni anni porta avanti un tavolo con la giunta della Regione. Come va?

Abbiamo avuto un colloquio proficuo con Elly Schlein, nuova vice presidente con anche la delega alla famiglia, che ha generato due importanti interventi per i nuclei familiari con figli per la gratuità dei trasporti pubblici (ora fino a 14 anni) e per lo sport. Dove c’è un’amministrazione che ascolta senza preconcetti, si possono ottenere risultati importanti.

Presidente, cosa terrà di questo periodo tragico?

Non avevo già dubbi prima, ma questo tempo ha rafforzato ancor di più la mia convinzione: da soli non si va da nessuna parte. Lo stare insieme, avere delle relazioni e la famiglia ti permettono di gestire nel modo migliore anche le situazioni più avverse.

Matteo Billi