Papa Giovanni XXIII sul decreto sicurezza: “Un rischio di esclusione per i più fragili”

“Siamo fortemente preoccupati dagli effetti del Decreto Sicurezza sulle vite dei nostri fratelli immigrati che vivono nelle nostre case famiglia e famiglie aperte. Il rischio, già tangibile in questi primi giorni dall’entrata in vigore, è far piombare i migranti nell’irregolarità, recidendo i tanti percorsi di integrazione e rinascita cui stiamo assistendo nelle nostre case. In particolare rischiano forme di esclusione sociale i migranti più vulnerabili”. È quanto dichiara Giovanni Paolo Ramonda, presidente della Comunità Papa Giovanni XXIII, in merito al Decreto Sicurezza promulgato oggiil 3 dicembre.

“Associare il fenomeno migratorio esclusivamente a quello della sicurezza — continua Ramonda — non solo è fuorviante ma rischia di sdoganare sentimenti di rifiuto e odio verso gli stranieri. Proponiamo che sia ripristinato il decreto flussi, che rappresenta il canale di ingresso regolare per lavoro in Italia, previsto dall’art. 22 D.lgs. 286/98, la cui applicazione è stata bloccata negli ultimi anni. A questo si dovrebbe reintrodurre il sistema dello sponsor, a chiamata diretta, anche da parte di privati per l’inserimento nel mercato del lavoro del cittadino straniero”.

La Comunità Papa Giovanni XXIII è da sempre in prima linea nell’accoglienza e integrazione dei migranti. Sin dagli anni ’90 il fondatore, don Oreste Benzi, fu precursore nella lotta di liberazione delle ragazze schiavizzate ai fini della prostituzione. Per il presidente la migrazione è un fenomeno che va regolamentato, non può semplicemente essere negato. “Occorre pertanto aumentare la quota percentuale del Pil destinato alla cooperazione allo sviluppo — conclude — e favorire i canali di ingresso sicuri e legali, tra cui i corridoi umanitari, per promuovere una reale ed efficace integrazione”.