Giovanni Vandi, l’impegno per le Acli e per il sociale: il ricordo di Romano Baiardi

Giovanni Vandi

Della vita di Giovanni Vandi, nato il 17 ottobre 1933, e deceduto venerdì 1 giugno 2018, parla Romano Baiardi, già dirigente organizzativo dell’Acli di Forlì dal 1958 al 1995.

Che ricordi ha di Giovanni Vandi aclista?

Era un pungolo per gli aclisti nel dibattito politico in generale e soprattutto nel campo sociale. Era preoccupato che le Acli stessero in silenzio e tacessero sui problemi delle persone. Tutto quello che diceva era da lui veramente sentito e mai proposto per ragioni di interesse personale.

Quale apporto diede alle Acli forlivesi? 

Era molto critico sulla debolezza della politica governativa italiana e queste problematiche lo coinvolgevano molto. Avrebbe voluto che il movimento aclista  prendesse posizione sulle mancanze, ma anche facesse delle proposte concrete.

In quali iniziative era attivo?

Ad un certo punto della sua vita incominciò a preoccuparsi degli anziani e degli ammalati cercando di difendere i diritti e la dignità di ciascuno. Vandi, che aveva sperimentato sul piano personale la malattia, ebbe modo di individuare i nodi problematici della sanità in generale. In modo costruttivo, secondo la sua indole, si impegnò nell’Associazione Forlivese per le Malattie del Fegato (Afmf) guidata dal professor Ricca Rossellini.

Nel dibattito degli anni Settanta, quali idee apportò?

Vandi agiva nell’ottica della corrente dei cristiano sociali. Ricordo che sul divorzio e sull’aborto era sulle posizioni della sinistra cattolica, attenta all’aspetto sociale e civile, ma senza smarrire la visione cristiana d’insieme: a ciascuno il suo ruolo, l’uno non poteva imporsi sull’altro.

Ha lavorato anche all’Enaip di via Campo di Marte? 

Il professor Giovanni Vandi fu chiamato all’Enaip da Roberto Ragazzini e pian piano divenne collaboratore tanto da tenere anche delle lezioni di cultura civica ai ragazzi. Il risultato fu che molti giovani lo seguirono nei suoi interventi alle Acli e lo andavano a trovare anche fuori dalla scuola. Sapeva affrontare con loro i problemi del momento con concretezza in modo quasi famigliare. Erano esperienze di formazione al servizio delle persone.

Si può affermare che la vita di Vandi è stata spesa con le Acli per il sociale?

Partecipava a molte iniziative sociali e di volontariato. È stato insegnante di italiano per giovani immigrati nella parrocchia di don Sergio Sala. Era attivo anche nell’ambiente sindacale scolastico dove era impegnato in modo libero e autonomo. La sua partecipazione ai convegni delle Acli era utile e attesa dagli aderenti. Io lo chiamavo perché facesse la sua relazione: il suo modo di esporre era efficace nel fare capire i concetti e le dinamiche fondamentali del dibattito in atto nel paese.

Quale fu il suo apporto al rinnovamento delle Acli? 

Vandi aveva delle idee e le presentava con convinzione battagliera. Era aggiornato e il suo intuito politico gli faceva cogliere i fattori che potevamo incidere sulla realtà senza perdere il senso dell’insieme. I suoi interventi avevano sempre  uno spunto in più, erano sfidanti e mai sterili. Faceva il possibile per suscitare l’impegno di tutti.

GIORGIO MEDRI