Teatro Diego Fabbri: la stagione concertistica vede la Maderna diretta da Bressan

Il direttore d’orchestra Filippo Maria Bressan

È il quarto appuntamento della stagione musicale del Teatro Diego Fabbri quello che vede in scena l’Orchestra Bruno Maderna e il mezzosoprano Lucia Cirillo, diretti dal maestro Filippo Maria Bressan. La serata, dal titolo “Voce” è in programma per mercoledì 21 febbraio alle 21.00 ed è stata promossa dall’Amministrazione comunale con il sostegno della Fondazione Cassa dei Risparmi di Forlì.

Lucia Cirillo è stata opsite delle più importanti sale e festival europei, dalla Deutsche Oper Berlin al Festival Chopin di Varsavia, dal Festival di Glyndebourne al Festival di Salisburgo, dalla Fenice di Venezia alla Scala di Milano, dove ha recentemente interpretato il ruolo di Irene nel Tamerlano di Handel. 

La prima parte del programma, dedicata a Mozart, si apre con l’Ouverture da “La clemenza di Tito”, ultimo lavoro teatrale del grande musicista. Ricca e varia è l’aria di Sesto (“Parto, parto, ma tu ben mio meco ritorna in pace”), contrassegnata da un adagio e da un allegro magnificamente sorretti dal pastoso timbro del clarinetto concertante.  Segue l’aria da concerto “Ch’io mi scordi di te? – Non temer, amato bene”  ricca di pathos, particolarmente adatta a mettere in evidenza le doti espressive della cantante.

Dopo l’Ouverture del Don Giovanni, che insieme al Flauto magico rappresenta il punto più alto e profondo del genio creativo di Mozart, il programma darà spazio ai rapporti di Beethoven con l’opera e la vocalità italiana, che risalgono agli anni di formazione del compositore. Protagonista dell’ aria “Ah! perfido!” è un’eroina di stampo metastasiano, che implora il suo eroe di non abbandonarla. Segue il cantabile “Per pietà” dove si trova l’espressione sublimata di un levigato neoclassicismo. Nel finale la voce della solista si piega verso una prova di bravura, con scale e arpeggi che esprimono il versante più aggressivo e le lacerazioni interiori dell’eroina.

In chiusura, la Sinfonia n. 82 di Haydn, che deve il suo titolo (“L’orso”) al tema iniziale dell’ultimo tempo, dove i bassi possono richiamare l’idea del grugnito e della danza traballante di un orso ammaestrato, mentre la frase dei primi violini può ricordare l’andamento di certa musica da girovaghi e saltimbanchi.